
di Christian Sormani
Novità positive in vista per la Teva di Nerviano. Nell’ultimo incontro fra vertici sindacali e istituzioni lombarde sarebbe emerso prepotente l’interesse di due grandi aziende per la possibile acquisizione del polo farmaceutico nervianese. "Ci sono sul piatto due acquirenti possibili e molto interessati al sito nervianese – ammette Marco Napoli, Femca Cisl – Non ci sono ovviamente i dettagli del caso, né possiamo averli, e rispetto a prima il gruppo di aziende interessate è calato di numero, ma ce ne sono comunque un paio. Restiamo perciò positivi sull’esito della vicenda".
La questione Teva interessa da vicino 360 lavoratori che a luglio di quest’anno rischiano di perdere il posto di lavoro dopo che il colosso farmaceutico israeliano ha spiegato che a metà del 2022 lascerà il sito produttivo alle porte di Milano perché non più conveniente. Una doccia fredda per le centinaia di lavoratori che adesso vedono accendersi una speranza concreta di continuare a lavorare nella ditta nervianese.
Notizie positive che quindi si sommano a quelle di qualche settimana fa relative al sito produttivo di Bulciago, in provincia di Lecco, che consentirà ai 106 lavoratori attuali di mantenere la loro occupazione tramite l’acquisizione dell’azienda da parte del gruppo Flamma, presente dal 1950 in Italia, Cina e Usa, per reimpiegare tutti i lavoratori ancora in forza e quelli finiti in cassa integrazione.
Altre aziende invece quelle interessate a Nerviano, dove la multinazionale era arrivata nel 2016 rilevando lo stabilimento da Actavis e nel 2018 aveva iniziato a costruire il nuovo polo produttivo proprio in via Pasteur. Poi la crisi con un calo dei volumi produttivi che ha portato a costi non più sostenibili.
Invece, secondo i sindacati, la decisione è dovuta a una gestione discutibile che ha dissipato in questi ultimi anni il patrimonio in un settore che, nonostante la pandemia, ha sofferto decisamente meno di altri. Il tutto mentre in Lombardia il valore aggiunto della filiera “Life science“ si aggirerebbe attorno ai 50 miliardi, ben oltre il 12 per cento del Pil regionale. L’industria farmaceutica ne costituisce il segmento più rilevante, con un valore aggiunto dell’1,8 per cento e un fatturato all’1,5%.