Lombardia, primo caso di donazione multiorgano in un ospedale senza Cardiochirurgia

Fondamentale il gioco di squadra tra équipe di diversi nosocomi: prelevati un cuore, un fegato e i due reni da un paziente deceduto al San Paolo di Milano

Un equipe medica al lavoro (Foto archivio)

Un equipe medica al lavoro (Foto archivio)

Milano, 29 marzo 2024 – Il gioco di squadra tra ospedali rende possibile il primo caso in Lombardia di donazione multiorgano da donatore a cuore fermo in un ospedale senza Cardiochirurgia. E’ accaduto nei giorni scorsi, presso la Terapia Intensiva dell'Asst dei Santi Paolo e Carlo, presidio Ospedale San Paolo a Milano: un evento che ha dimostrato il potere della solidarietà umana e della collaborazione medica.

La volontà di donare organi e tessuti

Nonostante gli sforzi tempestivi degli specialisti, dopo un arresto cardiaco seguito da danni neurologici irreversibili, il quadro clinico di un uomo 50enne ha confermato l'ineluttabilità dell'esito infausto della situazione, portando alla decisione medica di limitare i trattamenti intensivi in rianimazione. Il paziente aveva dichiarato in vita la volontà di donare organi e tessuti dopo la morte, quindi i famigliari, nonostante il momento doloroso, hanno rispettato e sostenuto la scelta del proprio caro.

Il gioco di squadra e la donazione multiorgano

A questo punto, data l'assenza di un centro cardiochirurgico al San Paolo, è stata coinvolta l'équipe del San Matteo di Pavia, una delle tre strutture lombarde del 'programma regionale di trapianto cardiaco', dotata di sanitari specializzati nell'utilizzo dell'Ecmo (extra-corporeal membrane oxigenation), un'apparecchiatura per la circolazione extra-corporea fondamentale per la 'riperfusione' degli organi e, in questo caso, per il riavvio del cuore prelevato insieme a fegato e reni.

Il risultato

I risultati sono stati eccezionali: il cuore è stato trapiantato al Policlinico San Matteo di Pavia, il fegato al Policlinico di Milano e i reni, uno al Niguarda di Milano e uno all'Ospedale di Bergamo. I trapianti eseguiti hanno dato una nuova speranza di vita a quattro pazienti in lista di attesa.

Gratitudine e soddisfazione

“Vogliamo esprimere la nostra profonda gratitudine a tutti i professionisti coinvolti in questo processo: anestesisti rianimatori, infermieri specializzati, cardiochirurghi, perfusionisti, cardioanestesisti, neurofisiologi, anatomopatologi, ecografisti e tutto il personale di supporto. La loro professionalità e dedizione hanno reso possibile questo atto di generosità che ha dato una nuova vita a chi era in attesa di un trapianto”, ha detto il professor Davide Chiumello, Direttore Dipartimento Emergenza Urgenza dell'ASST Santi Paolo e Carlo.

“Sono emozionato e commosso. Nel 2008 al San Matteo di Pavia ha avuto inizio la storia italiana della donazione di organi da donatore a cuore fermo (DCD), fino a quel momento impossibile tecnicamente. E in principio riguardava solo i reni. A distanza di circa quindici anni abbiamo assistito, e alcuni di noi erano presenti anche in quel settembre 2008, alla ripresa del battito del cuore dopo più di 20 minuti di arresto. Questo evento straordinario, frutto della collaborazione tra Ospedali pubblici, ripaga i sacrifici di tutti gli operatori della rete trapiantologica e delle loro famiglie, dona speranza nuova a chi attende un trapianto d'organo, e rende omaggio imperituro a chi ha desiderato che la propria volontà di bene andasse addirittura oltre la morte”, ha commentato il dottor Andrea Bottazzi, Responsabile del Coordinamento Ospedaliero al Procurement del San Matteo di Pavia. La donazione da "soggetto deceduto a cuore fermo" ha superato in Lombardia il 30% di tutte le donazioni di organi e rappresenta una delle strategie per aumentare il soddisfacimento del fabbisogno di trapianto.

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