
Alberto Ravagnani 32 anni e 270mila follower è prete dal 2018 A destra nel video delle polemiche
MILANO – Un video sui social, con il prete-influencer, Alberto Ravagnani, che sponsorizza un integratore e mostra i bicipiti: “Santo sì, ma anche sano”. Settemila cuoricini, mille messaggi e parecchie bacchettate sotto il post. C’è chi commenta secco: “Caro Don, ti ho sempre seguito, ma stai oltrepassando i limiti”. Chi applaude: “La chiesa che ci piace. Se tutti i preti fossero come te, sarei santo”. E chi si interroga: “No, dai. È uno scherzo?”. No, non è uno scherzo: è la sponsorizzazione di un integratore in commercio, con tanto di nome e brand in evidenza. Una scelta che don Alberto difende anche in un nuovo video, pubblicato ieri pomeriggio, dopo avere risposto a ciascun messaggio-social, sia pro che contro, quando ha capito che c’erano diverse “persone prese male”, tra i suoi fan e non solo.
Fonti interne alla Diocesi di Milano riferiscono che il sacerdote (32 anni e 270mila follower solo su Instagram) sia stato invitato a non ripetere più questi spot, “non opportuni” e senza autorizzazioni. Nessun provvedimento disciplinare, né richiamo, ma ci sarebbe stato nelle scorse ore un incontro in curia, “un dialogo tranquillo e un confronto” su quel video che, oltre a non essere stato molto gradito, non è stato proprio compreso nelle sue finalità.
Don Alberto Ravagnani difende la sua scelta, con una lunga “storia“ su Instagram, in cui si interroga sulle attività di evengelizzazione online e sulle modalità di missione anche in terra milanese, tra molti giovani non credenti e lontani dagli ambienti ecclesiastici. Comincia da una provocazione: un enorme cartellone pubblicitario sulla facciata di una chiesa meneghina. “Forse l’integratore devo mettermelo addosso, non devo far Reel... Scherzo, ovviamente”, mette le mani avanti. “Non voglio aprire il capitolo Chiesa e soldi perché potremmo entrare in terreni scivolosi”. Poi cita Gesù trentenne che lavorava, San Paolo, la Regola Benedettina “Ora et labora“, le collette promosse da ogni “buon parroco”. Insomma, “nulla di nuovo sotto il sole”.
“Per attività della parrocchia, se si deve rifare il tetto, si fanno raccolte fondi, si chiede la collaborazione di aziende, si mettono gli sponsor sui pulmini: come recuperare soldi per le attività di evangelizzazione online se devo fare podcast, ho bisogno di attrezzature video o collaboratori?”. Ricorda i contesti pastorali nuovi, a contatto con influencer e community, l’essere “chiesa in uscita, oltre i canoni tradizionali”.
“Assumere integratori è peccato?”, chiedeva Don Rava all’inizio del “Reel“ delle polemiche. “Ognuno ha un punto di vista differente – chiude così l’ultimo post –: se vogliamo aiutarci a pensare, facciamolo”. Con tanto di “Yeah”, accompagnato dal gesto “rock“ delle corna col pollice, a tentar di chiudere le polemiche. A modo suo.