
Il presidio in piazza San Babila dei lavoratori milanesi di Yoox in sciopero contro i licenziamenti
Milano – Alcuni hanno scommesso sul loro futuro trasferendosi dal Sud a Milano, e ora rischiano di trovarsi senza lavoro in una delle città con il costo della vita più alto d’Italia. Altri hanno figli che stanno crescendo, mentre aumenta la preoccupazione per il conto alla rovescia verso lo scadere dei 75 giorni dall’apertura della procedura, quando a meno di un dietrofront diventeranno effettivi i licenziamenti nel gruppo della moda Yoox Net-a-porter.
Ieri i lavoratori della sede milanese in via Morimondo hanno scioperato e si sono riuniti in presidio in piazza San Babila, per far sentire la loro voce nel centro affollato per lo shopping mentre era in corso un tavolo con l’azienda nella sede della Regione Emilia Romagna. Su un totale di 122 dipendenti a Milano, 46 rischiano il licenziamento. Gli altri esuberi (complessivamente sono 211) si concentrano a Bologna, sede principale del gruppo. Si attende il 23 settembre, quando è stato fissato un incontro ministeriale.
“La nostra richiesta è sempre quella di ritirare i licenziamenti e aprire un confronto leale e trasparente – spiega Stefania Ricci, della Filcams-Cgil – che comprenda anche il piano industriale. Per tutti i dipendenti l’apertura di questa procedura è stata una doccia fredda, e finora da parte dell’azienda c’è stata solo una chiusura al dialogo”.
In questo caso non si tratta di tagli decisi all’estero e tradotti nel nostro Paese, perché Yoox è un’azienda italiana attiva nel settore delle vendite online di beni di moda, lusso e design. L’incontro nella sede della Regione Emilia Romagna, intanto, si è concluso con una nuova fumata nera, senza un ritiro dei licenziamenti. Il presidente della Regione, Michele De Pascale, ha esternato tutta la sua delusione, parlando ai lavoratori in presidio a Bologna. “Tutti insieme, le Istituzioni, le organizzazioni sindacali, faremo la nostra parte perché questa procedura venga ritirata e perché si entri in una discussione, che sarà difficile – ha spiegato –. Non siamo qui a vendere pentole, non siamo qui a raccontare frottole, sarà una discussione difficile, ma deve essere una discussione rispettosa e dignitosa dei diritti e di tutti e di tutte”.
I sindacati, intanto, preparano nuove iniziative di protesta. “Ci vedremo il 23 settembre al ministero – spiega Roberto Brambilla, della segreteria nazionale della Filcams-Cgil – ma se queste sono le premesse crediamo che sarà un percorso molto difficile. Le iniziative di protesta continuano”. I lavoratori milanesi e bolognesi, quindi, guardano verso Roma, in attesa delle mosse dell’azienda e del ministero dopo i round di incontri andati a vuoto anche nella sede milanese di Assolombarda.