Diana, morta di stenti a 18 mesi: “Supina nella culla con mani e bocca nere, la mamma era seduta sul divano”

Al processo contro Alessia Pifferi, accusata dell’omicidio volontario della figlia, il racconto dell’agente di polizia che per primo è entrato nell’appartamento

Alessia Pifferi e la figlia Diana

Alessia Pifferi e la figlia Diana

Milano, 5 giugno 2023  – "Mia sorella mi ha scritto una lettera per incolpare me e mia mamma della morte di Diana. Dice che l'abbiamo abbandonata, che di fronte alle difficoltà l'abbiamo lasciata sola, ma non è così: mia mamma l'ha sempre aiutata anche economicamente e l'abbiamo aiutata anche quando ha partorito. Diana è nata in casa, era prematura, pesava un chilo e mezzo scarso. È stata per molto tempo ricoverata in ospedale. E chi è stata in ospedale è sempre stata mia mamma". Così Viviana Pifferi, la sorella di Alessia a margine della udienza in Assise in cui Alessia è accusata di omicidio volontario aggravato per aver lasciato morire di stenti la piccola Diana di 18 mesi. Alessia Pifferi si è presentata in aula tenendo in mano il rosario

Nel corso dell’udienza, l'agente della squadra mobile arrivato per primo nell'appartamento di via Parea, il 20 luglio scorso, ha raccontato la terribile scena che si è trovato davanti: “La bambina era sdraiata supina in una sorta di culla da campeggio. Appena arrivati ci siamo accorti subito che la bimba era morta perché aveva le mani e la bocca nere. E non respirava. La mamma della bambina era sul divano seduta in stato di agitazione. Ha raccontato i motivi del decesso. Ha detto di averla lasciata sola per una settimana e quando era rientrata a casa aveva appoggiato la valigia nell'ingresso e l'aveva trovata così, immobile e non aveva avuto il coraggio di toccarla”. 

In aula ha preso la parole anche Maria Di Giulio, poliziotta della Scientifica: "La bambina era stesa su un materassino – ha detto – in fase di decomposizione. Nella camera c''erano una ventina di pannolini sporchi accatastati e una ventina di vestiti da sera della madre in parte dentro una valigia in parte nella stanza. Alessia Pifferi non chiedeva nulla della bimba ma solo quali sarebbero state le conseguenze legali per lei. Vado in carcere?”. 

Alessia Pifferi in realtà, secondo quanto hanno stabilito gli esiti degli esami scientifici ha lavato la bambina già morta, le ha tolto i vestiti, e ha lavato le lenzuola sporche, poi ha messo tutto in lavatrice. Quindi la scena del crimine è stata in parte ripulita. Si torna in aula il 27 giugno con l'esame del compagno, l'elettricista di Bergamo.

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