Milano – Nel luglio dello scorso anno Alessia Pifferi lasciò morire di stenti la figlia Diana, di quasi un anno e mezzo, abbandonandola per sei giorni in casa da sola in zona Ponte Lambro. La piccola, nata il 29 gennaio 2021, – fisicamente meno sviluppata rispetto alla sua età effettiva – era in casa, sola, morta, stesa in un lettino da campeggio e a fianco c’era il biberon, ma anche una boccetta di benzodiazepine semivuota.
Può affrontare il processo
Adesso, nel processo per quell’orrore senza spiegazione arriva una svolta: la 37enne, a giudizio per omicidio volontario aggravato, può stare a processo. Lo ha deciso la Corte d'Assise di Milano respingendo un'istanza della difesa di perizia psichiatrica sulla “capacità di stare in giudizio” dell'imputata. Istanza di cui avevano chiesto il rigetto anche i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro, spiegando che la donna è sempre stata pienamente “lucida e consapevole”. Più avanti nel processo la difesa potrà chiedere comunque una perizia sulla capacità di intendere e volere al momento dei fatti. Non l'ha fatto ancora nell'udienza di stamani.
Dall'unico “atto medico prodotto dalla difesa”, ossia una relazione di una psichiatra del carcere di San Vittore, “non emerge alcun elemento – ha spiegato il presidente della Corte Ilio Mannucci Pacini – che possa far dubitare della piena capacità di Pifferi di partecipare al processo come evidentemente accaduto fino all'odierna udienza, senza che mai fosse stata prospettata tale incapacità”. Nella relazione del novembre 2022 “l'unico elemento è un ipotetico e possibile deficit cognitivo che neanche se fosse accertato potrebbe costituire elemento atto ad escludere la capacità di stare nel processo” di Pifferi. I giudici hanno chiarito comunque la differenza con le valutazioni sulla capacità di intendere e volere. Un'istanza di questo genere potrà essere presentata dalla difesa più avanti.
La zia di Diana: “Non ha mai chiesto scusa”
"Non ha mai chiesto scusa, nemmeno nelle lettere che ha inviato a me e a mia madre, e non le risponderò mai fino a che non chiederà almeno scusa, io sono contro mia sorella ed è la parte giusta, perché quella che è morta è mia nipote”. Lo ha detto ai cronisti Viviana Pifferi, sorella di Alessia. La zia della piccola, assieme alla nonna, ossia la madre della 37enne, sono parti civili nel processo contro l'imputata. Viviana Pifferi anche stamani in aula indossava una maglia con la foto della bimba. Alessia Pifferi per la seconda udienza era presente in aula, accanto al legale e accompagnata dagli agenti di polizia penitenziaria. “È stato giusto non concedere la perizia”, ha detto Viviana in relazione alla decisione dei giudici di non concederla in merito alla capacità di stare nel giudizio. “Per una settimana l'ha abbandonata, non può essere un raptus di dieci minuti”, ha aggiunto la sorella. “Io non la so più definire mia sorella, se quella è ancora mia sorella”, ha detto ancora Viviana Pifferi.