
Riccardo Quarto è rimasto, a dicembre dell’anno scorso, con "il tetto di casa scoperto". E l’elettricista "non poteva lavorare perché non era pagato dal general contractor, che a sua volta non riusciva a cedere i crediti d’imposta". Per sbloccare la situazione rimasta in uno stallo, e portare a termine i lavori, Riccardo ha dovuto mettere sul tavolo 54mila euro. "Ho dato fondo ai risparmi e all’assicurazione sulla vita – racconta – e adesso devo recuperare i soldi che ho speso, in un periodo in cui i crediti giravano come moneta sonante". Anche Riccardo ha ricevuto le proposte di speculatori, che si rivolgono a famiglie in difficoltà. "Una finanziaria si è offerta di acquistare i crediti pagando il 70% del loro valore – sottolinea – mentre un’altra voleva comprarli al 50%. Sono proposte inaccettabili, che abbiamo rispedito al mittente". Anche lui è rimasto invischiato nei meandri del superbonus, dopo aver colto l’opportunità per effettuare una riqualificazione energetica della sua villetta.
"Il superbonus è stato un volano per l’economia – sottolinea – ma questa partita è stata gestita male a livello politico. I privati che hanno fatto i lavori rispettando tutte le norme si sono trovati a dover ottemperare a 29 modifiche della legge. E, infine, sono rimasti con il cerino in mano e pieni di debiti. Stiamo cercando di sostenerci a vicenda, ci sono persone che in un momento di sconforto hanno anche minacciato gesti estremi". Poste Italiane, intanto, ha riaperto il servizio di acquisto dei crediti d’imposta. Da ieri è tornata la possibilità di effettuare queste operazioni allo sportello: l’acquisizione dei crediti è rivolta esclusivamente alle persone fisiche e limitata alle cosiddette prime cessioni, per un ammontare massimo di 50 mila euro. Una misura che, per le famiglie, non risolve il problema.
Andrea Gianni
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