
Il giuslavorista Maurizio Del Conte è stato nominato presidente nel 2019
di Andrea Gianni
MILANO
La sfida del reddito di cittadinanza, che ha messo alla prova i centri per l’impiego ma ha anche dirottato una mole di risorse mai vista prima. La pandemia, la rivoluzione del mercato del lavoro milanese dove è sempre più urgente far incontrare domanda e offerta di impiego e dove "sono sempre più necessari servizi pubblici con una concezione moderna". Il giuslavorista Maurizio Del Conte, docente alla Bocconi, lascia dopo sei anni e due mandati la presidenza del Cda di Afol Met, l’azienda speciale partecipata dalla Città metropolitana e da 84 Comuni che gestisce i 9 centri per l’impiego sul territorio e 14 scuole di formazione. Per il bacino di utenti è la più grande agenzia d’Italia, con 658 dipendenti e un valore della produzione che nel 2024 ha toccato quota 31.294.475 euro. Prenderà il suo posto, nuovo presidente designato dai soci, un’altra giuslavorista, la docente di Diritto del lavoro alla Statale di Milano Orsola Razzolini.
Del Conte, qual è il bilancio dei sei anni trascorsi alla guida di Afol?
"Sono entrato in un periodo complicato, perché l’indagine Mensa dei poveri aveva gettato ombre sull’agenzia (la maxi-inchiesta del 2018 aveva coinvolto l’allora direttore generale di Afol Giuseppe Zingale, ndr). Credo di essere riuscito a realizzare un rilancio, dando un senso concreto alle tre direttrici - orientamento, formazione e lavoro - che prima erano slegate. Abbiamo cercato di creare una connessione fra formazione e incrocio domanda -offerta di lavoro, di innovare i servizi puntando sulla personalizzazione. Abbiamo aperto sportelli nei quartieri, andando nei territori più fragili come San Siro, e anche in luoghi informali come il centro commerciale di Cesano Boscone. Siamo entrati nelle carceri e, sul fronte della formazione professionale, c’è stato un potenziamento con il lancio ad esempio dell’Its I-Crea Academy, su cultura, immagine e design. Nella cornice del Patto per il lavoro abbiamo avviato il progetto Cob23, con chiamate dirette alle donne disoccupate. Mi farebbe piacere che questo metodo fosse portato avanti ed esteso a tutta la platea".
Quando verrà realizzato il Palazzetto del lavoro in piazzale Cantore?
"I lavori sono partiti e in teoria l’apertura è prevista per l’anno prossimo. Sarà una tappa importante nel percorso di riorganizzazione dei servizi".
Il reddito di cittadinanza, provvedimento bandiera del M5s, ha scommesso sui centri per l’impiego. È stata un’occasione persa?
"L’errore di fondo è stato pensare di mettere in carico ai centri per l’impiego percettori dei sussidi che, nella maggior parte dei casi, non erano in condizioni di lavorare, per mancanze di competenze e motivazione, fragilità che in realtà avrebbero dovuto essere trattate dai servizi sociali. La riforma, e successivamente il Pnrr, ha fatto arrivare risorse che ci hanno consentito di raddoppiare il personale e portare avanti progetti prima impensabili. Progetti che, però non sono andati a beneficio dei percettori del reddito di cittadinanza".
Come ha visto cambiare, in questi sei anni, il mercato del lavoro a Milano?
"Nel 2019 il dibattito era ancora concentrato sulla disoccupazione. Oggi il problema è avere un lavoro migliore e con stipendi dignitosi, allineare domanda e offerta, perché le aziende soffrono sempre di più il turnover e, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, fanno fatica a trovare risorse".
Quale sarà la sfida da affrontare per i prossimi anni?
"L’intelligenza artificiale non provocherà uno tsunami in termini di posti di lavoro, ma quello della riqualificazione è un problema serissimo. Servirà sempre di più una formazione per adulti che copra tutto il ciclo di vita professionale. Per questo agenzie come Afol devono lavorare sempre più in sinergia con le imprese, consolidando quella rete anche con il mondo delle università che abbiamo cercato di costruire in questi anni".