ETTORE SALADINI
Cronaca

Darsena a Milano dieci anni dopo il restyling: “Qui solo degrado e abbandono. Il rilancio è un ricordo”

Nel 2015 il progetto che doveva trasformare il “porto della città“ in un’attrazione. Per commercianti e residenti quella riqualificazione è durata troppo poco: “Ogni mattina è sempre la solita storia: ci tocca ripulire i resti della notte”

Uno scorcio della Darsena verso piazza XXIV maggio con il locale Gud e il mercato coperto

Uno scorcio della Darsena verso piazza XXIV maggio con il locale Gud e il mercato coperto

MILANO – Ogni sabato mattina, la Darsena si risveglia tra i resti della notte: bottiglie di vetro sparse, escrementi lasciati in giro, una nuova scritta su un muro, senza tetto che bivaccano. Dieci anni dopo la riqualificazione pensata per Expo 2015, il progetto iniziale è solo un ricordo. Al suo posto, degrado e marginalità, tra il dispiacere e le difficoltà di chi ci vive, ci lavora o prova a difenderla. “A me piange il cuore a vedere la Darsena così. È stata il cordone ombelicale che ha nutrito Milano e l’ha fatta diventare grande: i blocchi di marmo per costruire il Duomo trasportati sull’acqua, il ponte dello Scodellino… Tutto è passato dal Naviglio Grande. Vederla in preda ai writer, ai bivacchi dei senza tetto e agli eccessi del weekend è doloroso. È un posto troppo importante per Milano e non deve vivere questo degrado”, racconta Simone Lunghi, l’Angelo dei Navigli“, Ambrogino d’Oro nel 2021, che da anni si impegna, insieme alla Canottieri San Cristoforo, a preservare la Darsena.

Una situazione insostenibile per molti commercianti. Giuseppe Zen, titolare della Macelleria Popolare, da undici anni nel mercato coperto, parla di situazioni gravissime: “A maggio io e un mio collega siamo stati massacrati di botte da un gruppo di ragazzi. La nostra colpa? Aver cercato di recuperare uno dei tavoli che avevano portato via. Ma ogni sera c’è un problema diverso. Lo scorso ottobre ci siamo ritrovati a dover gestire una novantina di ragazzi ubriachi che urlavano, accendevano fumogeni e lanciavano botti, perché non c’era nessuno a controllare, come del resto tutti i fine settimana. Abbiamo persino proposto al Comune di finanziare noi una polizia privata. Ma hanno rifiutato, perché la sicurezza della Darsena deve essere garantita dall’amministrazione. Eppure, continuano a non farlo, dimostrandosi inadeguati”.

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Come sostiene Marcello Astori, titolare di After Pier: “Ci sono tanti piccoli problemi che sommati rendono il tutto non piacevole. Nessuno dei problemi in sé è disastroso, ma messi tutti insieme fanno sembrare la zona abbandonata. Le forze dell’ordine ci sono, ma sembrano più preoccupate dei dehors che della sicurezza. Ovviamente, è giustissimo controllare che tutte le attività si svolgano secondo la legge. Ma poi ti trovi le persone che si accampano la notte. Per esempio, un senza tetto vive sotto il ponte dello Scodellino da due anni, nonostante le centinaia di segnalazioni. Per non parlare della sera. Ormai noi dopo le undici di sera siamo costretti a chiudere, anche se la nostra licenza ci permetterebbe di essere aperti fino a tardi. Perché altrimenti ci ritroviamo a fare da ordine pubblico. Ed è meglio chiudere che trasformare il personale in servizio d’ordine”.

Una situazione che non riguarda solo la Darsena. Santo Da Ros, presidente di Navigli District, associazione che riunisce ristoratori e residenti, ne è convinto: “Il problema degrado ormai è diffuso in tutta la città. Siamo tutti sulla stessa barca. I Navigli non sono il Bronx, ma potrebbero essere una zona come Brera, Garibaldi o Corso Como. Le istituzioni dovrebbero intervenire, partendo dal parere delle associazioni che vivono ogni giorno questi luoghi. È un problema che riguarda tutti e può essere risolto solo collaborando”. Mentre commercianti e residenti denunciano il degrado, c’è chi sottolinea come dietro la violenza e l’abbandono si nasconda anche un disagio più profondo, che va compreso oltreché punito. Come sostiene Gregorio Mancino, “artista del cuore“ e presenza storica della zona: “Il problema della Darsena è il problema generico del degrado della vita notturna milanese. Il rispetto e l’amore per il Naviglio devono partire dal basso, va promossa la sensibilità. È giusto sottolineare il disagio, ma va anche capito. Non bisogna solo punire le persone, ma aiutarle. Abbiamo una gioventù in difficoltà e basta guardare le strade per capirlo”.