MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Dal Perù e dalla Colombia a Milano con la promessa di un lavoro. Ma trovano solo debiti: costrette a prostituirsi. Quattro arresti

Se le ragazze si ribellavano scattava la ritorsione contro le loro famiglie. Ma una 25enne trova il coraggio di denunciare tutto alla polizia

Le ragazze erano costrette a prostituirsi e a pagare anche una sorta di protezione ai loro sfruttatori

Le ragazze erano costrette a prostituirsi e a pagare anche una sorta di protezione ai loro sfruttatori

Milano, 8 aprile 2025 –  Dal Perù e dalla Colombia a Milano con la promessa di avere un lavoro regolare e una casa. Ma una volta all'ombra della Madonnina, le ragazze venivano costrette a prostituirsi per "ripagare il loro debito" che si gonfiava sempre di più - per il viaggio venivano loro chiesti 3.500 euro, più 550 euro a settimana per l'alloggio e i "servizi" forniti . E se qualcuna voleva tirarsi indietro, scattavano le minacce anche ai familiari in patria.

Il coraggio della denuncia

Come sarebbe successo a una 25enne che ha denunciato tutto alla polizia alla fine del 2023, preoccupata anche perché alla sua famiglia in Perù era stato recapitato un proiettile, facendo scattare le indagini. Questo è il quadro emerso, che ha portato oggi all'esecuzione di 4 misure di custodia cautelare in carcere eseguite dalla polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano - Direzione Distrettuale Antimafia - nei confronti di quattro persone, due sorelle peruviane di 36 e 34 anni residenti in Italia, un italo-peruviano di 57 anni e un italiano di 67, in quanto gravemente indiziate di far parte di un sodalizio italo-peruviano dedito alla tratta di esseri umani ed allo sfruttamento della prostituzione, operante nel capoluogo meneghino.

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Le violenze

L’attività di indagine, condotta dagli agenti della II sezione della Squadra Mobile della Questura di Milano, coordinati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Stefano Veronese, ha preso il via dalla denuncia presentata dalla 25enne, una delle vittime del gruppo, che ha raccontato di essere stata reclutata nel suo Paese di origine e condotta in Italia, per poi essere obbligata a prostituirsi in un appartamento di Milano, costantemente controllata dai suoi sfruttatori e costretta a pagare l’affitto della stanza utilizzata per vivere e prostituirsi. La vittima, anche grazie ad un percorso di inclusione curato dagli enti del terzo settore, ha trovato la forza di rivolgersi alle autorità, fornendo i primi spunti. Poi gli investigatori hanno indagato, arrivando a individuare 8 vittime costrette a prostituirsi nell'arco di due anni.

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Il ricatto

All’esito delle investigazioni, supportate anche da intercettazioni telefoniche, è stato accertato il modus operandi del gruppo che, facendo leva sulla posizione di vulnerabilità delle vittime, in condizioni indigenza e con la speranza di poter trovare una vita migliore in Europa, le convinceva a partire. Stando alle indagini, dapprima le reclutava all’estero e, dopo aver prospettato cospicui guadagni, le convinceva a trasferirsi in Italia, dove però venivano avviate alla prostituzione.

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Lo sfruttamento

Gli indagati, oltre a predisporre e dotare le ragazze di tutta la documentazione utile (lettera d’invito/garanzia per entrare in spazio Schengen, assicurazione sanitaria e, talvolta, il biglietto aereo), fornivano loro, una volta giunte a Milano e previo il pagamento di somme di denaro, appartamenti in cui prostituirsi nelle zone di Farini e Greco-Turro; telefoni ed utenze per contrattare le prestazioni sessuali, che avevano tariffe tra i 20 e i 70 euro, pubblicazioni ed inserzioni su siti dedicati per aumentare la loro clientela. Oltre a ciò, il gruppo monitorava costantemente l’attività delle vittime, intervenendo, per esempio, in caso di difficoltà con clienti molesti. I “costi” per tutti questi “servizi” erano interamente a carico delle vittime, che pensavano di dover ripagare il solo costo del viaggio e invece si trovavano costrette a soggiacere a prestazioni sessuali incessanti per cercare di ripagare il proprio “debito”.