
Federico Massa, alias Iena Cruz, ha portato la sua creatività negli Usa
"Creare opere sostenibili significa proteggere l’ambiente, riducendo al minimo il nostro impatto ecologico". Così Federico Massa, in arte Iena Cruz (nella foto di Emiliano Rubinacci), motiva la sua scelta di dipingere “Anthropoceano”, murale realizzato con una particolare pittura mangia-smog. Classe 1981, Massa si è diplomato all’Accademia di Brera nel 2006, per poi trasferirsi a New York, dove attualmente lavora. Dopo essere stato contattato dall’organizzazione Worldrise e da Ocean Family Foundation nel 2019 è tornato nella sua Lambrate per realizzare un’opera in cui arte e sostenibilità si fondono, diventando strumento per sensibilizzare i cittadini.
Massa, come mai ha scelto come nome d’arte “Iena Cruz”?
"La “Iena” è un personaggio che ho creato quando mi sono avvicinato alla street art, mentre il nome “Cruz” l’ho scelto in ricordo della mia prima tavola da skate, una Santa Cruz che mi ha accompagnato nei miei primi passi nel mondo dei graffiti. Quando mi sono trasferito a New York il mio alter ego Iena Cruz ha preso il sopravvento, diventando a tutti gli effetti autore dei miei murales".
Parliamo proprio degli Stati Uniti: quanto è diverso il muralismo americano rispetto a quello italiano?
"Negli Usa l’approccio è spesso collettivo e tecnologicamente più avanzato, con un focus su temi sociali e politici. In Italia questa pratica è fortemente influenzata dal patrimonio storico e artistico. In entrambi i Paesi il muralismo continua a essere un potente mezzo di dialogo comunitario, ma chiaramente il passato e la società sono una fonte d’ispirazione costante per ogni street artist".
In Italia lei è noto per i suoi murales sostenibili, come “Anthropoceano”. Negli Stati Uniti si utilizza la pittura mangia-smog?
"Queste vernici sono sempre più comuni, soprattutto nelle grandi città, sensibili al problema dell’inquinamento. Questo perché nelle zone urbane e tra i più giovani c’è maggiore consapevolezza e preoccupazione per il cambiamento climatico".
In giro per Milano ci sono diversi murales mangia-smog, eppure sono ancora pochi: come mai faticano a decollare?
"Questi progetti di arte pubblica richiedono tempo e risorse. Inoltre, le pitture nanotecnologiche antismog sono più costose e complesse da utilizzare rispetto alle vernici tradizionali. Tanti artisti e urbanisti però stanno riconoscendo l’importanza di integrare soluzioni sostenibili nei loro lavori. Credo che queste pitture siano una scelta vincente per le città: se iniziassimo a dipingere case e infrastrutture pubbliche con questa vernice la qualità dell’aria migliorerebbe nettamente".
Perché realizzare questo genere di opere sostenibili?
"In un’epoca in cui le sfide ambientali sono sempre più pressanti è essenziale utilizzare ogni strumento possibile. L’arte possiede un’intrinseca capacità comunicativa, promuove il dialogo e cancella le distanze tra le persone. Creare opere sostenibili ha poi un duplice obiettivo: da una parte porta gli street artist ad adottare pratiche artistiche che tutelino il pianeta e dall’altra diventa uno strumento capace di trasformare gli spazi pubblici che ci circondano".
Quale sarà il futuro dei murales mangia-smog?
"Il muralismo, proprio come l’arte stessa, non conosce limiti. Ogni murale antismog è una dichiarazione pubblica che ci ricorda l’importanza di proteggere l’ambiente. La sfida del futuro sarà trasformare le città in spazi più salubri e vivibili e questi materiali possono essere parte di un cambiamento ormai necessario".
Serena Curci