Milano, 28 dicembre 2024 – Andrea Beretta, il 49enne capo ultrà dell’Inter, arrestato il 4 settembre per avere ucciso con 49 coltellate il rampollo di ’ndrangheta Antonio Bellocco, è diventato collaboratore di giustizia.

Nel primo interrogatorio reso davanti ai pm della Dda, Alessandra Dolci e Paolo Storari, e davanti alla Squadra mobile parla dei rapporti tra le curve e i clan e in un centinaio di pagine omissate anche dell’altro omicidio, ancora irrisolto, quello dello “Zio“ Vittorio Boiocchi, avvenuto nel 2022. Nelle pagine non oscurate Beretta racconta come è nato il rapporto con Bellocco, l’uomo che poi ucciderà: “Marco (Ferdico, leader della Nord, ndr) mi avverte: “Guarda che è meglio che lo teniamo con noi, così almeno quando si presenta qualcuno di qualche famiglia (mafiosa) di quelle cose se ne occupa lui”, spiega Beretta parlando agli inquirenti della decisione di far entrare il 36enne nel gruppo di vertice della Curva Nord.
Nel colloquio in carcere la procuratrice aggiunta Dolci e il pm Storari chiedono, sempre parlando di Bellocco: “Perché voi vi “imbarcate“ (riferendosi al suo ingresso nel direttivo della Curva) Antonio Bellocco? Dopo che ha risolto i problemi facendo valere la sua “mafiosità“, non potevate fargli un pagamento tipo 10mila euro e basta?”. Beretta a quel punto spiega ai pm: “Eh no, lui ci aveva visto lungo (sugli affari, ndr) voleva entrare totalmente con noi, al che io ho cominciato ad agevolarlo per venire a Milano, perché lui quando faceva le sue... diciamo i suoi incontri era stanziale giù e faceva avanti e indietro con Milano”. Ancora Storari: “Ma gli facevate pagamenti per gli interventi che faceva da giù?”. Beretta: “No, e per questo è nata una discussione su questo fatto tra me e lui prima che venisse a Milano”. “Nel frattempo io gli avevo trovato una casa a Pioltello e gli davo tipo duemila euro al mese, però non eravamo ancora al livello di macinamento di lavoro, di merchandising di guadagno forte”. E ancora Beretta: “È Marco (Ferdico, ndr) che però a un certo punto mi dice appunto: “Guarda che questo ci serve perché è meglio che lo teniamo con noi perché cosi ci protegge, quando viene qualcuno di quelle famiglie ci pensa lui“”. La pm Dolci: “Insomma, possiamo dire che l’avete assoldato e l’avete fatto diventare vostro socio perché volevate protezione nel caso di pretese avanzate da alcune famiglie calabresi”. Ancora Beretta: “Quindi quando Marco (Ferdico) mi fa questo discorso di tenerlo con noi, io dico “ok va bene“”. Seguono una decina di pagine di omissis e alcune pagine oscurate in cui presumibilmente si prosegue con il racconto dell’omicidio Boiocchi perché poi le carte riprendono da “dopo la morte di Boiocchi...”.
Quando viene imbarcato Bellocco, la torta viene divisa in tre: Beretta, Ferdico e Bellocco. L’ex capo ultrà prosegue nel racconto: “Lui (Bellocco, ndr) ha fatto questo periodo stipendiato a duemila euro per posizionarsi a Milano, gli davamo duemila euro per campare. Dopo però gli sono cominciati a entrare i soldi del merchandising delle altre cose, allora io non gli ho dato più niente e lui si è molto incazzato. Ferdico riesce poi a fare assumere Bellocco alla coperativa del Puma. Non so dirle il nome vero del tipo, l’ho sempre chiamato così, fa parte dei Viking. Il Puma aveva una coperativa di lavoro interinale, ma era una assunzione fittizia. I soldi glieli davo io a Bellocco, non il Puma, e una volta il Puma è pure venuto da me a chiedermi se gli davo qualcosa per questo favore, ma io gli ho detto di no. E poi a Bellocco io gli ho pure preso casa, sempre a Pioltello, tramite una agenzia, mia amica”.
Storari a quel punto chiede: “Ma perché Bellocco aveva bisogno di un lavoro fittizio?”. E Beretta risponde: “Perché giù al paese gli sarebbe arrivata la sorveglianza, doveva poter dire che veniva a Milano per lavorare. Intanto Bellocco appena arrivato ha cominciato a riallacciare i rapporti con tutti i paesani suoi”.