LAURA LANA
Cronaca

Cinisello, Edufest nel vivo: "Il dubbio delle ragazze: ma questa è violenza?. Parlare è fondamentale"

Laura De Dilectis al Festival dell’Educazione: i giovani sono spaesati. Ha ideato l’App Viola: permette alle donne di tornare a casa senza aver paura.

Laura De Dilectis, psicologa clinica, ha ideato anche la App DonneXStrada

Laura De Dilectis, psicologa clinica, ha ideato anche la App DonneXStrada

di Laura LanaCINISELLO BALSAMO

Laura De Dilectis, perché ha detto sì a Edufest? "Parlare ai giovani è fondamentale per trattare temi psicologici, sia sulla violenza di genere sia sull’imprenditoria. Tutti siamo responsabili. In passato è mancato un approccio di collettività, che insegna anche al dialogo".

Cosa le raccontano più spesso le ragazze?

"C’è una forte domanda su come relazionarsi, una sensazione di spaesamento. Chi non ha imparato la relazione sana in famiglia parte da zero. E si chiede “Ma questa è violenza?”. In un rapporto disfunzionale cambia la percezione. Si può iniziare facendosi una domanda: stare con quella persona come mi fa sentire? Mi piace lavorare con i giovani. Forse avrei fatto l’insegnante, mi dà un’emozione personale. Con DonneXStrada portiamo alle superiori laboratori sull’uso dei social e l’insegnamento consapevole: possono generare un impatto sociale perché danno un potere democratico".

Educazione sentimentale: cosa ne pensa?

"Sono d’accordo. La scuola rappresenta un centro di riferimento. È quasi assurdo doverlo sottolineare. Nelle aule si insegnano materie ritenute fondamentali, ma non si è mai affrontato in modo sistemico il bisogno di dover educare a essere persone che rispettano l’altro".

Patriarcato è forse la parola del 2024: ne abbiamo abusato?

"Sono input televisivi: se si tampina senza contenuto, quella parola si svuota e la gente non ha capito nulla. Si parte dall’uomo che andava a caccia e la donna restava in caverna ad aspettare e prendersi cura. La crisi del machismo ha portato rabbia perché ha generato la perdita di identità. La donna prende consapevolezza e inizia a far parte del gioco, occupare posti. Mette in minaccia, per parlare in termini più antichi. È una decostruzione di ruoli che fanno male a entrambi: pensiamo che oppressione per il maschio dover portare i soldi a casa ed essere sempre forte. È un passaggio lento. Dopo l’estremizzazione, si deve portare equilibrio".

Siamo ancora in bilico?

"Il risultato oggi è l’uomo che dice “Non so se devo pagare la cena o no”. Io rispondo sempre “Fai come ti pare, come se fossi con un amico”. Alla base ci sono sempre consenso e dialogo".

Si occupa anche di benessere mentale.

"La mia start up ha tre anni. È troppo semplice il motto Just do it. C’è una forte correlazione tra salute mentale e imprenditoria. Dall’800 la meccanicità dei gesti ci ha fatto dimenticare l’aspetto umano. Oggi c’è un risveglio generazionale e la consapevolezza che quel modello non è più sostenibile. L’empowerment è scomodo perché crea una società che puoi controllare meno. È scomodo per la politica, per il datore di lavoro. Ma è il pensiero critico che ci differenzia dall’AI".

La sua App Viola, permette alle donne di tonare a casa senza avere paura.

"È stata una sfida personale: per complessità tech è stato come prendere un altro master. Per altri due anni lavorerò su questo progetto. Penso al mondo dei tassisti, al safe parking. Vogliamo andare in Paesi dove serve ancora di più. È una sfida ambiziosa che va oltre il genere, ma abbraccia un nuovo modo di assistere la persona in viaggio. Lo stesso tool potrebbe essere usato per aiutare gli anziani con Alzheimer".

Idee nel cassetto?

"Una start up legata alla moda e al riuso. Una sorta di “Vinted gratuito” dove il pagamento è un incontro: ti do il vestito ma ci prendiamo un caffè in un bar. Il filo rosso è sempre la relazione, lo scambio, il contatto. Come per Viola: c’è sempre una persona dall’altra parte".