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La presunta spia cinese arrestata su mandato Usa resta in carcere. I giudici di Milano: “Pericolo di fuga”

L’informatico di 33 anni Zewei Xu si è visto rigettare l’istanza con cui aveva chiesto i domiciliari con braccialetto elettronico. Tra le motivazioni della Corte d’Appello: “In Cina ha una bimba di 7 mesi”

Zewei Xu, l'informatico cinese di 33 anni arrestato all'aeroporto di Malpensa lo scorso 3 luglio su mandato degli Stati Uniti, con l'accusa di spionaggio

Zewei Xu, l'informatico cinese di 33 anni arrestato all'aeroporto di Malpensa lo scorso 3 luglio su mandato degli Stati Uniti, con l'accusa di spionaggio

Milano, 1 agosto 2025 – Resterà in carcere il cittadino cinese di 33 anni arrestato a Malpensa su mandato degli Stati Uniti che lo considerano una spia che avrebbe agito nel periodo in cui si cercava un vaccino contro il Covid. La Corte d’Appello di Milano ha infatti respinto la richiesta di poter stare ai domiciliari, in un’abitazione in affitto, perché potrebbe esserci pericolo di fuga.

Il rigetto dell’istanza

I giudici della quinta sezione penale della corte d'Appello di Milano hanno rigettato l'istanza con cui la difesa, gli avvocati Enrico Giarda e Simona Candido, chiedevano i domiciliari con braccialetto elettronico per Zewei Xu, l'informatico cinese di 33 anni arrestato all'aeroporto di Malpensa lo scorso 3 luglio su mandato degli Stati Uniti, con l'accusa di spionaggio, in particolare per attività legate alla ricerca per un vaccino anti-Covid.

Le ragioni del rigetto

Per la corte, l'autorità americana ha prodotto materiale di indagine che "delinea la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza" nei confronti del destinatario dell'estradizione che, in Italia con la moglie, può vantare su una "considerevole disponibilità economica" e sul "bisogno" - espresso davanti alla polizia che lo ha bloccato in aeroporto - "di tornare in Cina, qui non abbiamo nessuno a cui chiedere un aiuto o un supporto".

Pericolo di fuga

Nonostante il contratto d'affitto stipulato per dimostrare l'assenza del pericolo di fuga, i giudici non accolgono la richiesta perché "il radicamento (sul territorio italiano, ndr) non può essere confuso con il soggiorno temporaneo". Per i giudici, "a conforto della sussistenza concreta e apprezzabile del pericolo di fuga sta anche la dedotta presenza di una bambina di sette mesi - alla cui necessità di cura invero i genitori non si sono mai riferiti - che, affidata ai nonni per il periodo del viaggio, certamente costituisce validissimo motivo per voler rientrare in Cina", sebbene l'uomo sia ora senza passaporto.

Stato di salute non sufficiente per i domiciliari

Cosi pure le lamentate ragioni di salute non appaiono sufficienti per evitare il carcere "ben potendo la comprensibile condizione psicologica in cui si trova il consegnando, propria di qualsiasi straniero in carcere che non conosce la lingua italiana, essere fronteggiata con farmaci facilmente reperibili" anche dietro le sbarre.