ANNA GIORGI
Cronaca

Le coltellate, la condanna e la beffa: il poliziotto Christian Di Martino non vedrà un euro. Hassine Hamis è nullatenente

Il 37enne marocchino è stato condannato a 12 anni e due mesi e a un risarcimento di 150mila euro. L’avvocato del viceispettore: “Ha perso un rene, ora vuole solo dimenticare”

Il viceispettore della Polizia, Christian Di Martino, dopo l’aggressione

Il viceispettore della Polizia, Christian Di Martino, dopo l’aggressione

Milano – Tentò di uccidere con tre coltellate al torace e due all’addome il viceispettore della Polizia, Christian Di Martino, intervenuto a bloccare il lancio di pietre sui treni in corsa alla stazione di Lambrate. L’agente riuscì a salvarsi solo grazie all’intervento tempestivo dei colleghi e ad un eccezionale intervento chirurgico all’ospedale Niguarda. Hassine Hamis, 37enne marocchino irregolare, con 22 alias, per questo è stato condannato a 12 anni e 2 mesi di reclusione dalla gup Silvia Perrucci, in abbreviato, rito che prevede lo sconto di un terzo della pena. L’accusa, il pm Maura Ripamonti, aveva chiesto una condanna più severa, 13 anni e 4 mesi per la sfilza di reati commessi: tentato omicidio, resistenza, lesioni nei confronti di altri due agenti, porto del coltello (lungo 30 centimetri con lama di 20) e false attestazioni sull’identità.

Ad Hamis sono state contestate anche le lesioni ai danni di una donna che quella sera venne colpita alla testa dai sassi presi dalla massicciata ferroviaria, che il 37enne lanciò dall’alto su una via adiacente alla stazione. E ancora, quella di “attentato alla sicurezza dei trasporti”, perché scagliò quelle pietre anche contro “treni in movimento”. Infine, era imputato per danneggiamento di un treno regionale.

Nella scorsa udienza l’imputato, difeso dalla legale Tiziana Bacicca, aveva reso dichiarazioni davanti alla gup, continuando a sostenere, come già nell’interrogatorio dopo l’arresto, che non si fosse accorto che si trattava di un poliziotto. La giudice aveva già respinto una richiesta della difesa di perizia psichiatrica, ritenendo Hamis non affetto da patologie psichiatriche, mentre il poliziotto, assistito dall’avvocato Massimo Del Confetto dello studio Lexalent, si è costituito parte civile, pur non partecipando alle udienze perché “vuole solo dimenticare e provare a ricostruirsi una vita”, dice il suo legale.

E aggiunge: “La questione non è tanto essere soddisfatti o meno della pena, perché comunque nessuno restituirà la dignità della vita al mio cliente, l’ispettore Di Martino, a 35 anni, andrà in giro per tutta la vita con un rene solo e, non essendo prevista una copertura assicurativa per gli accadimenti in servizio, non prenderà mai un euro”. Soldi ‘virtuali’, infatti, sono quelli stabiliti dalla giudice, 150mila euro, come risarcimento, perché Hamis è nullatenente. “In casi come questo – spiega meglio il legale – non esiste alcun risarcimento di danno patrimoniale, cioè, ad esempio, per il mancato guadagno derivate da un attività che per effetto della patologia Di Martino non potrà più fare. Avrà – continua – un risarcimento non patrimoniale, che va dalla previsione di una pensione privilegiata, a un equo indennizzo previsto dalle legge, ma si tratta di misure tabellari che prevedono tempi lunghi. Mentre – conclude – chi rischia la vita ogni giorno per la collettività dovrebbe essere maggiormente tutelato, invece di doversi pagare addirittura le spese legali”.

E chi prova “profonda amarezza nel constatare che non potrà ricevere alcun risarcimento dall’aggressore”, è Romano La Russa, assessore regionale alla Sicurezza, che dice: “Bisogna iniziare a pensare ad un fondo di indennizzo statale per gli agenti delle forze dell’ordine feriti in servizio per episodi così cruenti e gravi. Il coraggio e il senso del dovere di questo poliziotto straordinario non possono essere ripagati con una beffa”, conclude La Russa.