Il mercato dell’hotellerie e della ristorazione di lusso milanese perde un altro indirizzo. È durata solo due anni l’avventura del ristorante bistrot "Al Naviglio" e dell’hotel quattro stelle "Excel Naviglio" di via Lodovico il Moro. "Chiudiamo definitivamente dal 24 (luglio, oggi ndr)" dice la sconsolata voce della receptionist al telefono, suffragando le notizie rimbalzate online. Anche gli utenti avevano segnalato l’impossibilità di prenotare una delle 55 camere e 7 suite dell’albergo vicino al Naviglio Grande nelle prossime settimane. Brutto epilogo per il locale inaugurato l’aprile del 2021 in pompa magna col nome "Carlo al Naviglio".
Carlo come lo chef stellato Cracco, in collaborazione con l’imprenditore veneziano Dino Scaggiante, proprietario dell’ampia e storica struttura (una villa del XVII secolo) dove un tempo sorgeva il Ca’ Bianca, indimenticabile tempio di cabaret e musica jazz. A benedire il progetto Stefano Stoppani, figlio degli ex proprietari di Peck.
Le cose però non sono andate come previsto, il ristorante ha preso il nome "Al Naviglio" e l’ufficio stampa dell’ex giudice di MasterChef tiene oggi a precisare che "Carlo Cracco non aveva fatto alcuna joint venture, aveva prestato attività di consulenza all’apertura. Non aveva quote o altro. E non c’entra più nulla da un anno". Un’uscita di scena determinata forse da impegni presi dalla star dei fornelli altrove, a Roma precisamente, dove Cracco curerà la parte food and beverage del nuovo Corinthia Rome, hotel a 5 stelle che aprirà in piazza del Parlamento, nell’ex edificio della Banca d’Italia.
Nelle intenzioni il locale milanese doveva essere all’insegna di una "esperienza unica" fra i menu stagionali creati dello chef partenopeo Luca Pedata e la location suggestiva, con uno spazio all’aperto di duemila metri quadri. Perfetto quando vigeva il distanziamento per la pandemia, spina nel fianco in seguito: i residenti nella zona erano sul piede di guerra e fra le recensioni negative su Google traspare il veleno di chi accusa i "padroni di Milano" di sparare "musica ad alto volume da inizio settimana dopo le 22 fino a notte tarda che non permette di dormire".
Non è la prima attività del superchef che finisce gambe all’aria. Prima c’è stata l’impresa tentata con Lapo Elkann, la "Garage Italia Customs che doveva gestire il bistrot accanto all’atelier dell’auto, finita nel 2018 con una perdita di 551.360 euro. O il "Carlo e Camilla" di via Hugo, chiuso definitivamente dopo il Covid: era stato il terzo locale milanese del famoso cuoco ad aprire dopo "Carlo e Camilla in Segheria", capitolo anch’esso terminato dopo 7 anni (oggi è uno spazio espositivo).
Rimane in piedi "Cracco", ristorante che il celebre cuoco ha inaugurato nel 2018, assieme al bar, nel salotto dei milanesi. Ma i conti del locale in Galleria sarebbero in rosso: secondo quanto rivelato ad aprile da Affari Italiani , ha accumulato in cinque anni un passivo di oltre 4,6 milioni a fronte di riserve per 4,8 milioni, tanto che il patrimonio netto si è assottigliato a 246mila euro.