Il giorno in cui Giulia Tramontano, incinta di 7 mesi, è stata uccisa dal fidanzato Alessandro Impagnatiello con 37 coltellate nella loro abitazione a Senago nel Milanese, stava cercando di ricostruire il castello di bugie chattando con l’amante di lui. “Ma per caso hai perso tu un Labello bordeaux in macchina?”, chiedeva in chat Giulia alla ragazza con cui il Impagnatiello aveva una relazione parallela. “Io quello l'ho messo in macchina apposta – rispondeva lei –, sperando che lo avresti trovato”. “Sei grande, grazie!”.
Lo scambio di messaggi tra le due donne risale allo scorso 27 maggio, giorno in cui Giulia, è stata uccisa dal compagno dopo essere venuta a conoscenza delle sue bugie ed aver parlato con l'altra ragazza. "Sono stata più attenta di quel che crede”, commentava Giulia. “Anche io – rispondeva l'altra –, lui pensa che noi siamo stupide”.
L'episodio del burro cacao trovato dalla vittima nell'auto dell'ex barman risale allo scorso 9 maggio, quando tra i due c'era stata una discussione in quanto lui sosteneva di non avere “minimamente idea” di chi fosse quel lucidalabbra trovato in auto. “Mi dispiace tanto, giuro – ha scritto la ragazza a Giulia sempre quel pomeriggio –, mi si spezza il cuore”. “Non hai perso nulla – la replica – , è un pezzo di m… Adesso perderò tutto pian piano”.
Le “prove” raccolte dalla collega 23enne con cui Impagnatiello aveva una storia da mesi, sono “mille”, ha spiegato lei stessa a Giulia, mostrandole a un certo punto anche il falso test del Dna che il 30enne le aveva fatto vedere per farle credere di non essere il padre del bimbo di cui era incinta la ragazza. “Mai fatto test di paternità – commentava Giulia –, non ne ho bisogno”.