MILANO – Alex Baiocco è stato bloccato in flagranza 18 minuti dopo il raid. Michele Di Rosa si è costituito nella tarda serata di sabato, presentandosi col suo avvocato alla Questura di Monza. E si è confidato domenica sera con i genitori, che poi hanno chiamato i carabinieri per riferire la confessione del figlio diciassettenne, ricoverato al Niguarda da venerdì per problemi di natura psichiatrica.
Si è chiuso il cerchio attorno ai tre ragazzi che nella notte tra mercoledì e giovedì hanno teso un cavo d’acciaio lungo le tre corsie della carreggiata di viale Toscana direzione Isonzo, fissandolo da un lato a un palo della segnaletica stradale e dall’altro al corrimano della pensilina del filobus 91.
L’arresto di Baiocco è stato convalidato dal gip Domenico Santoro, che ha disposto la misura cautelare del carcere e chiesto a San Vittore una relazione sulle condizioni psico-fisiche del ventiquattrenne, che soffre di un disturbo bipolare e che risulta in cura al San Paolo. Il giudice ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza solo per il reato di blocco stradale, non ravvisandoli invece per le accuse di strage, attentato alla sicurezza dei trasporti e ricettazione.
Stamattina toccherà a Di Rosa: il diciottenne di Cologno Monzese, assistito dal legale Gaetano Giamboi, verrà interrogato dal gip del Tribunale di Monza Andrea Giudici, che dovrà poi decidere se convalidare o meno il fermo e se disporre misure cautelari. Con ogni probabilità, il ragazzo, incastrato dai militari grazie ai dati dell’account utilizzato mercoledì sera per noleggiare uno scooter elettrico Cooltra, ripeterà quanto già detto due giorni fa: "Non reggevo più questo peso, ne ho parlato con la mia famiglia e ho deciso di assumermi le mie responsabilità", la sintesi.
Nessun provvedimento restrittivo verrà preso infine nei confronti del diciassettenne. Gli investigatori della Compagnia Monforte hanno raccolto le dichiarazioni dei genitori e comunicato quanto accaduto alla Procura per i minorenni, che quasi certamente lo denuncerà a piede libero per blocco stradale.
I tre, che si sono definiti "amici di social" e che conoscevano degli altri solo nome di battesimo e profili Instagram, hanno agito alle 2.20 di giovedì: dopo aver rubato il cavo d’acciaio in un cantiere di via Ripamonti, hanno predisposto la trappola mortale in viale Toscana. A osservare tutto dalla finestra c’era il ventiseienne Nicola Ricciardelli, che ha chiamato immediatamente il 112 e consentito così ai carabinieri del Radiomobile di rintracciare Baiocco in viale Sabotino. Nel giro di tre giorni, anche gli altri due, ormai braccati, hanno deciso di uscire dall’anonimato.