L’ex Provincia di Milano e i derivati per coprire la voragine nei conti: Bank of America paga 10,5 milioni. “Occultamento doloso”

L’istituto di credito ha sottoscritto un accordo con Palazzo Isimbardi per uscire dal processo. Prescrizione per i politici e i funzionari coinvolti: “Termini scaduti”

Una delle sedi americane di Bank of America

Una delle sedi americane di Bank of America

Milano – Alla fine, Palazzo Isimbardi ha incassato 10,68 milioni di euro. Appena un settimo del danno stimato da investigatori e Bankitalia. E difficilmente arriveranno altri soldi in cassa. Sì, perché lunedì la Corte dei Conti della Lombardia ha depositato la sentenza che pare chiudere definitivamente il caso dei derivati dell’ex Provincia.

Dal verdetto emerge innanzitutto un accordo inedito: uno dei due istituti di credito nel mirino, Bank of America Europe D.A.C. (già Merrill Lynch International Bank Limited) ha versato il 16 ottobre 2023 la somma di 10,5 milioni di euro "in forza degli accordi transattivi" sottoscritti con la Città metropolitana di Milano. Per quanto riguarda l’altra banca, la francese Dexia Crédit Local, il collegio presieduto da Vito Tenore ha dichiarato il difetto di giurisdizione, indicando il Tribunale ordinario per un’ulteriore eventuale causa.

E veniamo a 15 assessori in carica all’epoca e due ex dirigenti di via Vivaio, il ragioniere capo e il segretario generale: per loro è scattata la prescrizione, visto che tra il momento in cui la Provincia è venuta a conoscenza degli extra costi (6 novembre 2013) e quello in cui è stato inviato l’invito a dedurre (tra il 20 luglio e il 2 agosto 2021) non sono stati notificati "atti di interruzione" dei termini. Una condizione di cui avrebbero potuto beneficiare anche i 10 ex membri della Giunta Penati che un anno fa hanno scelto il rito abbreviato, versando 18mila euro a testa piuttosto che i 90mila contestati a ognuno di loro.

La vicenda, si legge nelle motivazioni del verdetto, risale all’inizio del Terzo millennio, quando la Provincia era indebitata per 430 milioni di euro, con un tasso d’interesse medio ponderato del 5,9% per mutui contratti con banche e Cassa depositi e prestiti. Nel 2001, la Giunta allora guidata da Ombretta Colli deliberò l’avvio di una procedura che un anno dopo portò alla sottoscrizione di due contratti "swap" con Merrill Lynch e Dexia, con l’apparente obiettivo di proteggere l’ente pubblico dal rischio di sbalzi del tasso d’interesse.

In realtà, i successivi accertamenti della Guardia di Finanza e una consulenza di parte dei funzionari del Nucleo di supporto all’autorità giudiziaria della Banca d’Italia hanno fatto emergere un "doloso occultamento" da parte degli istituti di credito "delle reali condizioni finanziarie sottese alle operazioni in derivati, agevolato da inescusabili e concomitanti condotte, anche omissive, improntate a grave imperizia, imprudenza e negligenza degli organi decisionali e dei vertici burocratici dell’ente, per aver stipulato e mantenuto in vigore contratti derivati in assenza di congrue valutazioni circa il rischio e l’effettiva convenienza economica delle operazioni".

I 77 milioni sono stati calcolati sommando "il valore delle commissioni e dei costi impliciti occultati dalle banche", i "flussi differenziali negativi corrisposti in adempimento dei contratti di swap" e i soldi che la Città metropolitana "ha dovuto versare in esecuzione della sentenza della High Court of Justice di Londra in ragione della contumacia e della soccombenza nel relativo giudizio avviato da una delle banche intermediarie".

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