“Derivati“, la Corte dei conti ora accusa i vertici della ex Provincia

Ben 64 ex amministratori delle giunte Colli e Penati e l’ex sindaco Pisapia devono difendersi per un danno presunto di 70 milioni

Magistrati del tribunale di Milano in un'immagine d'archivio

Magistrati del tribunale di Milano in un'immagine d'archivio

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Milano - Ancora i “derivati“. Dopo Palazzo Marino che passò i suoi guai per essere ricorso a quegli strumenti finanziari delicati e rischiosi, ora tocca alla ex Provincia. A quasi vent’anni dai primi fatti, la Procura della Corte dei conti decide di mettere sotto accusa 64 ex amministratori della Provincia e poi Città metropolitana milanese per una vicenda di contratti “swap“. Tra loro l’ex sindaco della Città metropolitana (per un solo anno) Giuliano Pisapia, consiglieri e assessori delle giunte di Ombretta Colli (lei compresa) e Filippo Penati (deceduto), e i due intermediari finanziari Bank of America e Dexa Prediop spa per danno erariale "allo stato attuale" superiore ai 70 milioni di euro.

La Procura contabile ha i notificato a tutti gli interessati un invito a dedurre su alcuni contratti derivati ritenuti "manifestamente diseconomici" al centro di tre delibere: una del luglio 2002, una del giugno 2003 e una del giugno 2005 riguardo appunto ai contratti swap. I pm contabili scrivono di "un doloso occultamento delle reali condizioni finanziarie sottese alle operazioni in derivati". Occultamento "agevolato da inescusabili e concomitanti condotte, anche omissive, improntate a grave imperizia, imprudenza e negligenza degli organi decisionali e dei vertici burocratici dell’Ente". Ipotesi di responsabilità che "non si collegano a firme incautamente apposte", ma "a concrete e reiterate condotte connotate da grave superficialità e inescusabile leggerezza".

Pisapia, per esempio, non è chiamato in causa per l’istruttoria e la sottoscrizione degli swap (che risalgono a 15 anni prima) ma per un altra circostanza: avrebbe disatteso il parere dell’Avvocatura, ignorando l’atto di citazione "notificatigli sia da Merrill Lynch che da Dexia" e quindi evitando di costituirsi nel giudizio poi vinto da Dexia dinanzi alla High Court inglese nel 2016. Nel 2015 la Città metropolitana cominciò infatti a contestare l’onerosità del derivato, ma il verdetto della Corte inglese, favorevole alla banca, era stato emesso senza che l’Ente si costituisse.

In questo modo sarebbe stato causato alla Città metropolitana un "grave pregiudizio in termine di costi processuali che di preclusione per la successiva azione di annullamento" della decisione. Pisapia replica "stupefatto", assicurando che fece "tutto il possibile per risollevare un Ente che si trovava da molto tempo in gravi difficoltà economiche e finanziarie". "Al momento - aggiunge - posso solo dire che ho svolto quel ruolo, come sempre nella mia vita politica e amministrativa, in piena trasparenza e nell’esclusivo interesse dei cittadini".