Alla sbarra per i derivati in Provincia Ex assessori escono dal processo pagando 180mila euro (su 900mila)

Dieci esponenti della giunta Penati hanno fatto ricorso al rito abbreviato davanti alla Corte dei Conti. Sì dei pm al versamento del 20% dell’importo contestato. I giudici: "Provate le loro responsabilità".

Alla sbarra per i derivati in Provincia  Ex assessori escono dal processo  pagando 180mila euro (su 900mila)

Alla sbarra per i derivati in Provincia Ex assessori escono dal processo pagando 180mila euro (su 900mila)

di Nicola Palma

Un danno erariale da più di 70 milioni di euro contestato a 64 ex amministratori e dirigenti della Provincia (oggi Città metropolitana di Milano) e a due intermediari finanziari. Nel mirino la gestione di alcuni contratti derivati, i cosiddetti swap, "manifestamente diseconomici per l’ente". L’invito a dedurre nei confronti dei 66 è stato notificato nel luglio del 2021 dalla Procura regionale. Ora, meno di due anni dopo, in dieci – tutti ex assessori dell’allora Giunta di centrosinistra guidata da Filippo Penati – sono usciti dal processo, accedendo al rito abbreviato e pagando il 20% di quanto contestato dai magistrati: ognuno di loro, col via libera dell’accusa, ha versato 18mila euro, a fronte dei 90mila che avrebbero dovuto pagare in caso di condanna. Tradotto: Palazzo Isimbardi ha incassato 180mila euro, invece di 900mila.

Una soluzione ratificata nei giorni scorsi dai giudici della Corte dei Conti, che però nel dispositivo hanno tenuto a sottolineare che "dagli elementi probatori in atti risulta con sufficiente evidenza la responsabilità per l’illecito ascritto"; da qui la decisione di accollare i 3.129,28 euro di spese legali ad Alberto Mattioli, Giansandro Barzaghi, Irma Dioli, Bruna Brembilla, Bruno Casati, Alberto Grancini, Gualtiero Paolo Matteucci, Rosaria Rotondi, Pietro Mezzi e Luigi Pietro Ponti. Agli ex assessori è stato contestato, si legge nelle motivazioni, di aver votato la delibera 449 del 22 giugno 2005, che aveva come oggetto la "rimodulazione di pregresse operazioni in swap sottoscritte con gli istituti bancari Dexia Crediop spa e Merrill Lynch International Bank Limited al fine di ristrutturare la situazione debitoria dell’ente". Una scelta che avrebbe generato un danno di 77.678.104,91 euro. I risultati dell’attività istruttoria, fondati sugli accertamenti delle Fiamme Gialle e su una consulenza di parte dei funzionari del Nucleo di supporto all’autorità giudiziaria della Banca d’Italia, hanno fatto emergere un "doloso occultamento" da parte degli istituti di credito "delle reali condizioni finanziarie sottese alle operazioni in derivati, agevolato da inescusabili e concomitanti condotte, anche omissive, improntate a grave imperizia, imprudenza e negligenza degli organi decisionali e dei vertici burocratici dell’ente, per aver stipulato e mantenuto in vigore contratti derivati in assenza di congrue valutazioni circa il rischio e l’effettiva convenienza economica delle operazioni".

I 77 milioni sono stati calcolati sommando "il valore delle commissioni e dei costi impliciti occultati dalle banche", i "flussi differenziali negativi corrisposti in adempimento dei contratti di swap" e i soldi che la Città metropolitana "ha dovuto versare in esecuzione della sentenza della High Court of Justice di Londra in ragione della contumacia e della soccombenza nel relativo giudizio avviato da una delle banche intermediarie". I dieci ex assessori si sono costituiti in giudizio chiedendo e ottenendo di essere ammessi al rito abbreviato, col versamento in un’unica soluzione di 18mila euro ciascuno, pari a circa il 20% dell’importo addebitato. Vicenda chiusa. Almeno per loro.

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