
Riccardi La contesa commerciale, preferiamo non definirla guerra, tra Usa e Cina è iniziata dal presidente Obama e proseguita dai suoi...
RiccardiLa contesa commerciale, preferiamo non definirla guerra, tra Usa e Cina è iniziata dal presidente Obama e proseguita dai suoi successori. Ora amplificata ad alto volume da Trump, il cui telefono unitamente a quello di Xi, non squilla. Silenziato da quando è esploso il duello del secolo nel grande mercato degli scambi. L’ex Impero di Mezzo, con in portafoglio 760 miliardi del Tesoro americano, vanta un surplus commerciale monstre nei confronti dello zio Sam. Le esportazioni cinesi sono in forte espansione con un aumento del 17,3% nel 2024. Il partito ha preferito accelerare sull’estero anziché sul consumo interno. Fragile per i disastri causati dalla bolla immobiliare e dalla ora maggiormente accentuata tendenza cinese a risparmiare di più, spendendo di meno. Va tenuto presente il senso di dignità di questo popolo memore dell’umiliazione subita, a metà del XIX secolo, per le due Guerre dell’oppio. Xi non può cedere per primo. Il suo potere potrebbe subire un colpo mortale. Riusciranno le due potenze mondiali a trovare un accordo? Gli Usa hanno una economia quasi autarchica ma un vitale bisogno di componenti elettronici essenziali per assemblare ad esempio i cellulari. Il Dragone cerca sbocchi sui mercati asiatici che non hanno la stessa capacità di spesa yankee. La piazza europea potrebbe subire l’invasione cinese per le merci a basso costo e per quelle tecnologiche, sulle cui produzioni l’industria è indietro. La situazione è complessa. La necessità di spendere in armamenti a protezione del fortino continentale, drena risorse. Si auspica una Ue cosciente delle proprie forze, capace di emanciparsi dalla scelta tra Trump e Xi Jinping. L’essere cosciente della propria forza non va indirizzata ad una semplice scelta. È un must consolidare l’indispensabile, anche formale, unità di intenti. Altrimenti si resta un gigante con i piedi di argilla.