
Tra le scoperte anche sandali-gioiello del 1955 "I suoi simboli nell’immaginario collettivo".
Si aprono i cassetti di Arnaldo Pomodoro e si scoprono storie inaspettate. Come quella della “Sfera grande”, commissionata dall’ultima imperatrice di Persia, Farah Diba, nel 1977. La “Sfera grande“ – un altro esemplare si trova davanti al Palazzo della Farnesina – venne spedita a Teheran, ma allo scoppio della rivoluzione khomeinista dell’opera – del diametro di tre metri e mezzo – si perdono le tracce. Lo stesso Pomodoro la dava per dispersa, distrutta. È stata ritrovata qualche anno fa, nella rotonda di un parco divertimenti a Teheran. "Siamo in contatto con la Direzione del Time Museum, dove attualmente è stata ricollocata – spiega Laura Berra, responsabile della collezione della Fondazione Arnaldo Pomodoro –: la Fondazione supervisionerà i lavori di restauro dando tutte le indicazioni ai conservatorio del luogo così che l’opera possa essere nuovamente fruita". Le storie non finiscono mai.
Due anni fa, preparando un’altra mostra, nel giardino della casa di campagna di Pomodoro sono state ritrovate alcune delle opere del suo periodo “minimalista”, della metà degli anni Sessanta: "Sono in fiberglass colorato, azzurro e viola, opere che non t’aspetti – spiega il curatore, Federico Giani. E che anche Arnaldo Pomodoro è stato felice di riscoprire". Aprendo il “cassetto” meno esplorato delle Arti applicate – ma lo stesso si potrebbe dire della Scenografia – sono spuntati persino dei sandali-gioiello firmati Pomodoro, riscoperti grazie a un ritaglio stampa del 1955.
C’è tutta la sua Milano e il suo mondo nella stanza dell’Archivio, dalle corrispondenze con gli artisti del tempo fino al Pomodoro “Pop”: "La gente si è appropriata in qualche modo delle sue opere, dell’immagine e dell’idea, che hanno continuato a viaggiare, come le sue sfere, finendo sulle copertine dei libri di algebra e storia, nelle cartoline, nelle “palle di neve” vendute sul lungomare di Pesaro, nei manga giapponesi e sulle pagine di Topolino (nella foto) – ricordano alla Fondazione Arnaldo Pomodoro –. A lui ha sempre fatto piacere che la sua arte entrasse nell’immaginario collettivo. E continua a collezionare tutto". Si.Ba.