MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Carlo Acutis, l’influencer di Dio che sarà fatto santo. La mamma: “Conversioni e grazie: vedo i doni di mio figlio”

Il Papa riconosce il miracolo: “Ora la canonizzazione”. La mamma: “Una vita in preghiera, ha reso speciale la sua normalità”. Ucciso a 15 anni da una leucemia fulminante, è il patrono di Internet

Carlo Acutis morì il 12 ottobre 2006, a soli quindici anni, per una leucemia fulminante

Carlo Acutis morì il 12 ottobre 2006, a soli quindici anni, per una leucemia fulminante

“Un ragazzo normale che ha aperto il suo cuore a Cristo. E ha reso santa la sua normalità". L’emozione di Antonia Salzano si vede negli occhi che brillano dentro la chiesa di Santa Maria Maggiore - Santuario della spogliazione ad Assisi, dove si trova il corpo di suo figlio Carlo Acutis, morto il 12 ottobre 2006 a 15 anni, stroncato dalla leucemia.

Carlo diventerà santo: "Noi – continua la donna – gioiamo nel Signore per questo grande dono che ci ha fatto. C’è grande emozione anche perché di solito quando i santi vengono proclamati i genitori sono già defunti. È un momento importante perché tutti i devoti a Carlo, sparsi nel mondo, finalmente vedono realizzarsi il loro sogno. Speriamo che Carlo continui a fare tante grazie, come ne sta già facendo: ogni giorno noi riceviamo notizie di un possibile miracolo, di conversioni, di tante grazie concesse nella vita quotidiana. E soprattutto speriamo che tanti possano amare Dio come faceva lui, mettere Dio al primo posto, perché, come diceva mio figlio, questo significa vivere una vita felice".

Carlo è stato definito l’influencer di Dio e il beato di internet perché sul web diffondeva il Vangelo. Un "ragazzo normale" che praticava kung fu, tennis, giocava a pallone, suonava il sassofono. Adorava montare film che avevano come attori i suoi cani e gatti. La sua passione per l’informatica gli consentiva di arrivare a più persone ma lui viveva “davvero“, nella realtà non virtuale: tendeva la mano al prossimo, sempre, come hanno raccontato coloro che hanno conosciuto questo ragazzo che viveva nel centro di Milano, in via Ariosto.

"Raccoglieva sacchi a pelo e coperte che comprava con i suoi risparmi e li consegnava a chi dormiva per strada. Aiutava gli amici che facevano più fatica a scuola, stava vicino ai ragazzini disabili, prendeva sempre le difese di chi veniva deriso o attaccato", ha raccontato la mamma. Ha lasciato segni di generosità anche ai poveri della mensa Caritas e ai bambini della parrocchia di Santa Maria Segreta a Milano, che frequentava quotidianamente e che custodisce una sua reliquia.

"Per lui, l’eucarestia era l’autostrada verso il cielo". Ancora: "Carlo ha reso santa la sua normalità perché ha fatto tutto con Gesù: quando andava a giocare a pallone con gli amici o si impegnava per aiutare gli anziani e i senzatetto. La sua – riflette ancora la mamma – era una sorta di Caritas domestica. Non aveva le stigmate o altri segni che caratterizzano i santi. Può essere imitato e ci sprona a farlo".

Il miracolo riconosciuto riguarda una ragazza nata in Costa Rica nel 2001: era a Firenze, dove studiava, quando Il 2 luglio 2022 cadde dalla bicicletta. Era gravissima a causa di un importante trauma cranico. Liliana, la madre della giovane, si precipitò in ospedale e poi ad Assisi a pregare sulla tomba di Carlo, lasciando lì una lettera e tornando al capezzale della figlia, che tornò a respirare spontaneamente e presto si riprese del tutto. "Ho conosciuto sia la mamma, donna dalla grande fede, e sia la ragazza: siamo in contatto – conclude la signora Salzani –. Sono sicura che saranno contentissime di questa notizia e, chissà, magari ci vedremo nel giorno della canonizzazione".

Un percorso partito da Milano: monsignor Ennio Apeciti, responsabile dell’Ufficio delle cause dei santi dell’arcidiocesi di Milano, per primo ha analizzato la figura di Carlo Acutis raccogliendo documenti e testimonianze. "Da “ragazzo normale“ – sottolinea – ha cambiato la storia. Ha frequentato le scuole dalle suore Marcelline e, proprio come un “ragazzo normale“, prendeva anche note. Però trascorreva gli intervalli con un compagno disabile, che altrimenti sarebbe rimasto solo. Quando ho conosciuto la mamma, mi ha colpito la sua serenità. Ricordo di averle fatto i complimenti per come aveva educato suo figlio e lei mi disse che era stato lui a educare lei: “Mio figlio mi ha convertito“".

“Un santo adolescente – il messaggio dell’arcivescovo Mario Delpini – vicino a san Francesco, con i suoi blue jeans e la sua felpa, sia per tutti noi testimone della voglia di vivere, del gusto per il bene, dello stupore per la bellezza e sia esempio da seguire per coloro che alimentano la lampada che abbiamo acceso in Assisi". Una lampada votiva offerta dalla Fondazione degli oratori milanesi, che brilla sempre. "Un segno per incoraggiare gli adolescenti ad avere stima di sé, a coltivare speranze audaci, a smentire la tristezza del mondo".