
La mostra è curata da Maddalena Mongera con il supporto dell’associazione Don Giulio Farina
Si spense proprio a Monza, all’ospedale San Gerardo, quasi 19 anni fa, lasciando, in quelle sue ultime ore di vita, un messaggio di luce destinato a rimanere impresso a chi si occupò delle sue cure. Carlo Acutis tra poco, il 27 aprile, diventerà Santo, e in attesa della sua canonizzazione, la città in cui morì lo celebra con una mostra che al piano seminterrato dell’Irccs San Gerardo vede esposto il Crocifisso a lui dedicato dall’artista Nicoletta Staibano, attorniato da 13 tra le più belle Crocifissioni della storia dell’arte (in riproduzioni fotografiche). La “Croce di Carlo“ – "nuova, moderna, non statica", come la descrive l’artista –, rappresenta l’originalità, l’energia, il modo unico di guardare alla fede e alla vita che aveva. Per questo non ha un braccio uguale all’altro, "perché Carlo ci insegna ad essere originali e non fotocopie". Nato a Londra nel 1991 ma cresciuto a Milano, Carlo Acutis fin da piccolo dimostrò una spiritualità fuori dal comune. Appassionato di informatica, utilizzò il web per evangelizzare, creando siti dedicati all’Eucaristia e ai miracoli: "Tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie", è una tra le sue frasi più condivise. Nel 2006, la sua vita fu stroncata da una leucemia fulminante. Ricoverato il 9 ottobre all’ospedale San Gerardo di Monza, trascorse lì i suoi ultimi tre giorni, morendo il 12 ottobre a soli 15 anni. In quelle ore, Carlo colpì medici e infermieri con la serenità con cui affrontò la malattia, offrendo le sue sofferenze "per il Papa e per la Chiesa". La mostra allestita al San Gerardo – sino a fine maggio – vuole partire da quell’esperienza per riflettere sul senso della sofferenza. Curata da Maddalena Mongera, con il supporto dell’associazione Don Giulio Farina e i contributi dell’ex sindaco di Cernusco sul Naviglio Giuseppe Colombo, l’esposizione è uno spin-off della rassegna cernuschese “La civiltà del Crocifiss“. I Crocifissi in mostra provengono da contesti ospedalieri, caritatevoli e artistici. Da Giotto a Cimabue, da Beato Angelico a El Greco, da Chagall a Gauguin. "Il Crocifisso, nella storia dell’arte, è stato spesso testimonianza di un amore capace di empatia, dono totale di sé e condivisione del dolore - sottolinea Claudio Cogliati, presidente della Fondazione San Gerardo -. Carlo lo guardava così, e appena ricoverato disse ai suoi genitori che era pronto a offrire le proprie sofferenze". "La sua reliquia è al centro della nostra chiesa ospedaliera - aggiunge il parroco don Riccardo Brena -, un ciuffo di capelli, tagliati da sua madre e donati all’ospedale".