Capotreno accoltellato con il machete, il collega: "Carlo inseguito e puntato con quella lama"

Riccardo Magagnin ha parato un colpo diretto al collega, poi ne ha subito uno in testa. La regione: militari sui treni.

La Scientifica opera i rilievi sul luogo dell'aggressione a Carlo Di Napoli, nel riquadro

La Scientifica opera i rilievi sul luogo dell'aggressione a Carlo Di Napoli, nel riquadro

Milano, 15 giugno 2015 - Riccardo Magagnincollega del capotreno Carlo Di Napoli aggredito con un colpo di machete al braccio, ha messo a verbale le fasi del pestaggio da parte del gruppo di sudamericani. «Ricordo di essere stato buttato a terra e poi ho tentato di proteggermi il viso mettendomi in posizione fetale per attutire i colpi». Il gip Gennaro Mastrangelo nell'ordinanza a carico dei 3 arrestati accusati di concorso in duplice tentato omicidio spiega che Jose Martinez col machete mirò al «capo» di Di Napoli per «cagionare la morte». Il collega, invece, riuscì a bloccare «il braccio dell'aggressore».

La ricostruzione prosegue nella descrizione di quei terribili attimi. Con il machete lungo "quasi mezzo metro" secondo quanto si evince dalle immagini gli atti "sono stati sferrati almeno tre colpi: il primo colpisce Di Napoli, il secondo è fortunosamente parato da Magagnin, il terzo colpisce costui mentre è a terra in posizione fetale". Secondo quanto spiega il gip, è lo stesso Magagnin a descrivere in denuncia la lunghezza del machete, quando ha affermato: "Un ragazzo è corso in direzione del treno impugnando un oggetto metallico della lunghezza verosimile di mezzo metro e risalito sul treno ha 'puntato' il mio collega, inseguendolo all'interno della prima carrozza mentre lui tentava di fuggire". Secondo il gip "la direzione dei colpi" dimostra "più la volontà di uccidere che quella di ferire". Tra l'altro, "i colpi sono ravvicinati, come si può agevolmente constatare dalle immagini agli atti, e il primo è violento, tanto a provocare una quasi completa amputazione del braccio" di DI Napoli. Mastrangelo, dunque, non crede a Rosa Martinez quando, nell'interrogatorio di garanzia, ha dichiarato: "Ho estratto il machete (...) e ho sferrato con la mano destra un fendente, non ricordo in direzione di chi, ricordo solo vagamente di aver ferito una persona al braccio. Il mio intento non era quello di ferire nessuno, ma solo di spaventare i controllori e quindi di fare in modo che tutti noi riuscissimo a scappare".

IL MACHETE - Josè Martinez avrebbe preso in prestito l'arma da «Pajaro Loko», soprannome di Andres Lopez Barraz, quando erano in un parco a bere e prima di salire sul passante ferroviario. In un verbale riportato nell'ordinanza firmata dal gip di Milano Gennaro Mastrangelo il salvadoregno spiega, infatti, che chiese «il permesso a 'Pajaro Loko' di poter prendere il machete», indicando, dunque, un altro dei componenti del gruppo, oltre agli altri due arrestati.

LA REGIONE: MILITARI SUI TRENI  - "Ho chiesto che i 1300 militari già presenti a Milano per Expo possano essere usati anche per presidiare stazioni e treni. C'è l'esigenza di dare un segnale forte, di far vedere che le istituzioni sono pronte e reagiscono e l'impiego dei militari potrebbe essere un primo, importante, segnale". Lo ha detto l'assessore regionale alla Mobilità Alessandro Sorte, lasciando il tavolo tecnico convocato dal prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, per approfondire il tema sicurezza sui mezzi del trasporto pubblico locale. All'incontro hanno partecipato le aziende del trasporto pubblico, tra le quali Trenord, Ferrovienord, Atm, Rfi e Grandi stazioni. Secondo quanto riferito dalla Regione in una nota, le linee più esposte dal punto di vista delle aggressioni al personale sono la Saronno-Seregno- Milano-Albairate, con 64 episodi, la Lecco-Bergamo-Brescia con 38, l'Alessandria-Mortara- Milano con 28 e la Verona-Brescia-Treviglio- Milano con 25 aggressioni.  "Un lavoro positivo quello avviato in Prefettura - ha commentato Sorte - dal quale però i cittadini si aspettano risposte concrete e tempestive".

 

 

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