Andrea Beretta si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio avvenuto oggi venerdì pomeriggio al carcere di Opera davanti al giudice per le indagini preliminari. Il capo ultrà dell’Inter è stato fermato due giorni fa per aver ucciso a coltellate Antonio Bellocco, anche lui tra i capi della Curva Nord ed erede dell’omonima cosca della ‘ndrangheta. Durante l’udienza per la convalida del fermo e alla presenza del suo avvocato, Mirko Perlino, Beretta ha preferito non rispondere al giudice.
I pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Milano Paolo Storari e Sara Ombra hanno inoltrato venerdì la richiesta di convalida del fermo e di custodia cautelare in carcere per pericolo di fuga, reiterazione del reato e inquinamento probatorio. Dopo l’interrogatorio, il giudice Lorenza Pasquinelli dovrà decidere sulla convalida e sulla misura cautelare e l’ordinanza dovrebbe essere depositata domani.
Davanti ai magistrati, due giorni fa, Beretta non aveva risposto alle domande ma aveva reso spontanee dichiarazioni per spiegare, in sostanza, che lui ha ucciso Bellocco perché sapeva che quest’ultimo progettava di assassinarlo. “Cos’è questa storia che mi volete ammazzare?” avrebbe chiesto Beretta a Bellocco non appena salito sull’auto destinata a diventare il luogo del delitto, davanti ad una palestra di pugilato a Cernusco sul Naviglio, nel Milanese.
Stando alle dichiarazioni rese due giorni fa, il capo ultrà avrebbe raccontato che a quella domanda, l’esponente della ‘ndrangheta avrebbe risposto: “Sì ammazziamo te e tutta la tua famiglia”. E lui avrebbe replicato: “Figlio di p****na, io non ho paura di te”. Ed è quel punto – ha raccontato Beretta – che il rivale avrebbe tirato fuori la pistola e sarebbe partita la colluttazione che ha portato all’omicidio di Bellocco.
Per la pubblica accusa il quadro è quello di un omicidio volontario, senza spazio per la legittima difesa. Beretta, comunque, potrebbe anche decidere di non rispondere neanche al giudice per le indagini preliminari.