Beni confiscati alla mafia: i sequestri sono tanti, ma per gestirli i soldi non bastano

Aumentano i provvedimenti di sequestro o confisca dei beni della criminalità organizzata ma i Comuni sono in difficoltà

Milano, l’ultimo festival dei beni confiscati a Casa Chiaravalle

Milano, l’ultimo festival dei beni confiscati a Casa Chiaravalle

Milano – In continuo aumento i provvedimenti di sequestro o confisca dei beni della criminalità organizzata, ma le procedure per il riuso a fini sociali sono rallentate da disponibilità di risorse scarse dei Comuni. Lo rileva la Corte dei Conti nella Delibera 34/2023/G della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, in cui la magistratura contabile ha esaminato le funzioni svolte dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc).

Oltre a rilevare l’assenza di un sistema di dati completo, affidabile e pienamente consultabile, la Corte spiega che "gli ostacoli maggiori nel destinare a nuovo uso i beni sequestrati alle mafie sono legati, oltreché alla lunghezza dei procedimenti, alla ridotta disponibilità finanziaria dei Comuni e degli enti del terzo settore, che rende difficoltoso l’avvio dei progetti di reimpiego sociale delle strutture sottratte alle organizzazioni criminali, soprattutto nel caso di immobili in cattivo stato manutentivo o soggetti a spese di gestione”.

Non solo: anche in presenza di adeguate risorse, secondo la Corte dei conti "la scarsa conoscenza della loro esistenza e delle modalità di acquisizione costituiscono significativi elementi di intralcio al riutilizzo sociale dei beni nell’ambito delle politiche di contrasto alle mafie. Le ulteriori difficoltà nell’elaborare stime affidabili ed attuali sul valore di mercato dei beni e la lunghezza dei tempi necessari alla verifica dei crediti dei terzi in buona fede delineano un panorama complessivo che richiede una rinnovata capacità di concentramento delle energie umane e finanziarie - pur adeguatamente presenti nel sistema - per restituire slancio e credibilità all’azione istituzionale».

La magistratura contabile riporta comunque come esempio positivo la collaborazione tra Agenzia, Città metropolitana di Milano e poi Regione e Anci Lombardia per migliorare la conoscenza della mappatura dei beni confiscati in Lombardia, prima regione del Nord. Secondo il portale Openregio di Anbsc, ci sono 1.572 beni in gestione (più 231 aziende) ovvero quelli che non sono ancora stati trasferiti ad altre amministrazioni dello Stato o agli enti locali e, dunque, sono ancora sotto la gestione dell’Agenzia stessa (erano 1.734 ad agosto scorso). Di questi, 568 sono solo a Milano, 96 a Bergamo. Per quanto riguarda i beni destinati, ossia trasferiti agli enti locali, in Lombardia sono 1.591 (erano 1.521 secondo la relazione di agosto 2022), di cui 867 a Milano, 162 a Monza, 140 a Brescia (terza in Lombardia), 80 a Como, 50 a Bergamo, 33 a Lecco, 4 a Sondrio. La difficoltà rilevata dalla Corte dei conti, ma denunciata da tempo anche da Libera, è il riutilizzo per finalità sociale, come previsto dalla legge 109 del 7 marzo 1996.

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