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Banda albanese dei Rrucaj: arrestati due membri dopo una serie di furti in Italia

La Squadra mobile arresta due membri della banda albanese Rrucaj, responsabile di dodici furti in due settimane.

Respinti alla frontiera di Bari, verosimilmente dopo essere sbarcati da un traghetto salpato dall’altra sponda dell’Adriatico, i tre cugini albanesi sono entrati in Italia dal confine sloveno il 4 novembre. Due giorni dopo, hanno subito messo a segno il primo colpo, dando il via a una serie di dodici raid identici nel giro di due settimane. Tempistiche che fanno pensare che i Rrucaj siano arrivati in Italia apposta per svaligiare più abitazioni possibile e poi rientrare in patria col bottino ricavato dalla vendita della refurtiva ai ricettatori. A scompaginare i loro piani ci hanno pensato gli investigatori della Squadra mobile, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal vice Domenico Balsamo, che nei giorni scorsi hanno fermato il ventisettenne Gjovan e il trentaduenne Erjon; ancora ricercato il trentacinquenne Alban, inseguito dallo stesso provvedimento firmato dal pm Carlo Scalas e convalidato dal gip del Tribunale di Monza Elena Sechi (con misura cautelare del carcere per i due finiti in manette).

La banda di parenti seguiva un modus operandi consolidato: i Rrucaj si muovevano sempre con due macchine, un’Audi A3 "pulita" per fare da staffetta e intercettare eventuali pattuglie e un’Alfa Romeo Stelvio con targa clonata per trasportare gli attrezzi per lo scasso; al momento di entrare in azione, erano sempre Alban e Gjovan a forzare finestre e tapparelle, con Erjon a fare da palo in strada. La prima incursione è andata in scena alle 19.30 del 6 novembre in uno stabile di Trezzano sul Naviglio: al ritorno precipitoso a casa, spaventata dall’allarme, l’inquilina ha riscontrato il furto di 250 dollari. Da lì è partita la raffica, con scorribande-lampo in diversi Comuni brianzoli precedute da sopralluoghi pomeridiani: il 16 novembre, la gang ha fatto tripletta in poche ore a Seregno, mettendo insieme un bottino di denaro, preziosi e capi di abbigliamento per alcune decine di migliaia di euro; quattro giorni dopo, hanno svuotato una cassaforte con contanti, gioielli e orologi in un appartamento di Lissone. Gli investigatori sono riusciti ad agganciare la A3 e a ricostruire i movimenti dei tre, che si tenevano costantemente in contatto via ricetrasmittente.

Nicola Palma