NICOLA PALMA
Cronaca

Il capo della baby gang: "Ti sparo in gola"

La "forza del branco" dietro due rapinatori minorenni. I retroscena inquietanti emersi dalle indagini della polizia

Pestaggio senza pietà in strada di una baby gang su un minorenne

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Da lì partiva la banda di ragazzini (e ragazzine) che per mesi ha terrorizzato i coetanei di via Palmanova e dintorni, in particolare nel tratto compreso tra le stazioni Cimiano e Crescenzago della metropolitana verde: alcuni degli aggrediti erano così impauriti da eventuali ritorsioni da tentennare al momento di indicare la faccia dei picchiatori sull’album fotografico, dei quali in realtà ricordavano benissimo la fisionomia. Il capo del gruppo era il quindicenne arrestato martedì dagli agenti del commissariato Villa San Giovanni, guidati dal vicequestore Alessandro Chiesa: al momento di uscire di casa per andare al Beccaria, il ragazzino, che nel recente passato sarebbe stato coinvolto anche in una brutta storia di abusi su un’adolescente, è stato incoraggiato così dal padre, a sua volta già noto alla giustizia: "Il carcere l’ho fatto anche io, ora vai e vediamo quanto vali". Frase che descrive meglio di mille parole il contesto familiare in cui è cresciuto il leader della Ko Gang, nome legato alle velleità da trapper di alcuni dei componenti (ma di cui non si trova traccia sui social). Esistenza complicata pure per l’altro presunto capo, un diciassettenne incensurato che in passato ha vissuto in via Arquà e che ora era formalmente residente in un Comune della Brianza: anche lui è finito in cella, inchiodato dalle testimonianze e dal sistema di riconoscimento facciale delle forze dell’ordine (Sari), che ha dato un risultato di compatibilità al 100% tra una foto trovata sul suo profilo social e i fotogrammi di un raid ricostruito a ritroso sulla linea 86 andato in scena il 27 luglio 2020 (con sputi al conducente e danneggiamento dello specchietto retrovisore del mezzo pubblico). Le indagini dei poliziotti di Villa San Giovanni scattano il 10 gennaio 2021 per un doppio raid in via Palmanova. Gli aggrediti in totale sono sei, e i blitz sono strettamente collegati tra loro. I primi a finire nel mirino del quindicenne e del diciassettenne (sostenuti come sempre dalla "forza del branco", come sottolineato pure dal gip nell’ordinanza di custodia cautelare) sono due dodicenni e una tredicenne, che vengono derubati dei cellulari; la ragazzina riesce in qualche modo a riprendersi il maltolto, facendo valere la sua parentela con un adolescente che quelli della Ko Gang conoscono bene ed evidentemente "rispettano". Nel frattempo, però, tre diciassettenni di origine nordafricana sono corsi in loro aiuto, richiamati dalle urla: quel gesto viene preso come un affronto insopportabile dai baby criminali, che li inseguono, li picchiano e li rapinano di una cassa Bluetooth. Passano due settimane , e riecco la "banda di Precotto", altro nome che i bulli si erano dati. Stavolta nel mirino finisce un quarantaseienne di origine peruviana, che sta rientrando a casa dal lavoro a bordo della 53: il diciassettenne si siede di fianco a lui sull’autobus, ma quest’ultimo gli ricorda che le regole del distanziamento (peraltro evidenziate dai cartelli in bella mostra sui mezzi pubblici) lo vietano. Basta questo per scatenare la reazione: il minorenne e gli altri attendono che il sudamericano scenda alla fermata, lo seguono e lo colpiscono alla testa con calci e pugni, lasciandolo dolorante a terra. Il 9 febbraio, è la volta di due quindicenni che stanno camminando in via Pontano: "Cosa guardi?", la provocazione di rito per innescare la zuffa. Gli altri fanno finta di nulla, ma non basterà a evitare il pestaggio e la successiva rapina. Quattro giorni dopo , l’ultimo episodio al momento contestato. Diversi membri della gang entrano nell’Esselunga di via Adriano passando di proposito dall’uscita: quando il vigilante lo fa notare ai ragazzini, il quindicenne si avvicina minaccioso e gli dice "Ti prendo la pistola e ti sparo in gola". In totale, stando agli accertamenti investigativi, i minorenni che gravitavano attorno alla banda erano una quindicina (comprese alcune ragazzine), anche se gli agenti di Villa San Giovanni, d’intesa con il pm della Procura dei minorenni Myriam Iacoviello, hanno indagato solo sei persone: i due arrestati e altri quattro, coloro che avrebbero partecipato più attivamente alle aggressioni; gli altri, tutti identificati dalla polizia nel corso di attività di controllo del territorio che si sono protratte nel tempo e che sono risultate ancora una volta fondamentali per avere il polso della situazione in una determinata zona della città, rimanevano defilati, "limitandosi" a dare copertura e sostegno ai picchiatori.