
Baby gang (archivio)
Milano, 25 marzo 2021 - Si muovevano in branco, fino a quindici tra ragazzini e ragazzine. A colpire, però, erano sempre in due, i più violenti e presumibilmente i capi riconosciuti della Ko Gang, la banda che per mesi ha terrorizzato gli adolescenti del quadrante nord-est di Milano, quello attraversato da via Palmanova: in manette un diciassettenne incensurato, figlio di genitori stranieri e residente in Brianza, e un quindicenne italiano a cui il padre ha raccomandato prima che la polizia lo portasse al Beccaria "Il carcere l’ho fatto anch’io, ora vai e vediamo quanto vali". Secondo gli accertamenti investigativi portati avanti dagli agenti del commissariato Villa San Giovanni, guidati dal vicequestore Alessandro Chiesa, ci sono loro (più altri quattro indagati) dietro una serie di rapine violente e pestaggi avvenuti all’inizio del 2021. L’escalation parte il 10 gennaio, con due raid in pochi minuti: il gruppo se la prende prima con due dodicenni e una tredicenne per derubarli dei cellulari, ma la ragazzina, facendo leva sulla parentela con un adolescente che conosce alcuni della gang, riesce a riprendersi il maltolto; poco dopo finiscono nel mirino i tre diciassettenni che erano corsi in difesa del primo gruppo e che, per rappresaglia, vengono malmenati e rapinati di una cassa Bluetooth. Il 26 gennaio tocca a un quarantaseienne peruviano, il cui unico torto è quello di ricordare a uno della banda che non si può sedere di fianco a lui sull’autobus per le regole di distanziamento: i baby balordi attendono che scenda dal pullman e lo picchiano con calci e pugni alla testa. Il 9 febbraio, sono due quindicenni a incrociare la strada della Ko gang (nome legato a pseudo velleità da trapper di cui però non si trova traccia sui social): in sei li accerchiano e li derubano. Quattro giorni dopo, la prova di forza all’Esselunga del quartiere Adriano, punto di ritrovo della banda: entrano passando dall’uscita, e alle rimostranze del vigilante il quindicenne, che nel recente passato sarebbe stato coinvolto anche in una brutta storia di abusi su una coetanea, gli si avvicina minaccioso: "Ti prendo la pistola e ti sparo in gola". Episodi in apparenza slegati tra loro, ma ricondotti dalle indagini a un unico gruppo criminale: era sempre la Ko Gang a colpire; anche il 27 luglio 2020, quando un richiamo del conducente di un bus a indossare la mascherina aveva scatenato la reazione veemente del diciassettenne, che, spalleggiato dai complici, aveva sputato addosso all’autista Atm e distrutto lo specchietto retrovisore.