
Nella foto d’archivio due agenti della guardia di finanza al lavoro
Importanti rivelazioni sono giunte da alcuni ex dipendenti di un’impresa edile di Colturano alla seconda udienza del processo che vede l’agente della guardia di finanza Antonio Capone accusato di rivelazione di segreto d’ufficio. Al Tribunale di Lodi erano presenti in veste di testimoni e sono stati ascoltati dal giudice. Da quanto emerso, sarebbe intercorso uno stretto rapporto d’amicizia tra il finanziere e il rappresentante legale dell’impresa edile. Quest’ultimo all’epoca dei fatti, che risalgono al 2018, avrebbe ricevuto, secondo i pm, una “soffiata“ per possibili accertamenti fiscali in azienda da parte delle fiamme gialle. E sarebbe stato proprio Capone ad avvisarlo. L’uomo aveva ricevuto mesi prima una visita della guardia di finanza nella sua abitazione. Passato qualche tempo, all’imprenditore sarebbe arrivata la notizia di un’attività di accertamento fiscale in una delle sue aziende fornitrici, dove gli agenti avrebbero cercato documenti relativi alla sua impresa. Di lì a poco, il titolare avrebbe quindi chiesto ai dipendenti di traslocare, per trasferire i faldoni dei documenti dell’impresa in un nuovo locale situato in un’altra zona di Colturano.
"Il capo faceva molta pressione, insisteva parecchio", ha dichiarato un’ex impiegata. Secondo i dipendenti, infatti, il titolare dell’impresa avrebbe scelto in fretta e furia di traferire la sede dellimpresa per sottrarre eventuali prove agli accertamenti delle fiamme gialle. "Lui stesso ci aveva parlato della soffiata e dell’arrivo della guardia di finanza". Secondo quanto riportato dalle testimonianze, a dimostrazione dello stretto legame che intercorreva tra i due, l’imprenditore edile avrebbe ristrutturato il bagno dell’abitazione del finanziere. Attesa per il 20 maggio la prossima udienza, dove saranno ascoltati altri testimoni e l’imputato. Con ogni probabilità, dopo la discussione in aula sarà emessa la sentenza. Luca Raimondi Cominesi