Milano – Uno degli arrestati, il quarantaquattrenne Alaa Refaei, sarebbe entrato in contatto anche con un membro dell'Isis di stanza nella provincia di Idlib, in Siria. Stando a quanto emerge dagli atti dell'indagine dell'Antiterrorismo della Digos, confluiti nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Fabrizio Filice, tra il 24 ottobre e il 5 dicembre 2021 l'uomo ha avuto diverse conversazioni su WhatsApp con Usama A.S.: in uno dei questi dialoghi, captati dagli investigatori, il secondo ha chiesto al primo un contributo necessario "necessario per la liberazione della sorella e dei suoi tre figli" dal campo di Al-Hawl.
Il campo di Al-Hawl
Situato nel nord-est della Siria, il campo è sotto il controllo delle autorità curde affiliate alla coalizione internazionale anti-Isis: all'interno sono ospitate più di 70mila persone, tra cui 11mila familiari di combattenti dello Stato islamico di diverse nazionalità, provenienti da Siria e Iraq.
La conferma dagli States
L'agenzia di sicurezza americana Ncis ha confermato il 23 maggio 2022 agli investigatori italiani che Usama A.S. è un membro dell'Isis, "coinvolto nell'attività di assistenza finanziaria rivolta alle donne del cosiddetto Stato islamico che si trovano nel campo profughi di Al-Hawl"; sempre secondo gli Stati Uniti, "verso la fine del mese di maggio 2020, avrebbe preso sotto la sua tutela tre donne non identificate nel campo di Al-Hawl, tutte con figli, i cui mariti sarebbero detenuti a Baghuz, in Siria".
La richiesta di 200 euro
Lo stesso compare in un'altra conversazione, quella tra Refaei e un siriano, che gli chiede 200 euro per conto di Usama: "Dì al fratello che mi manderà il nome e io, se Allah vorrà, ti manderò 200 euro". Per gli inquirenti, risulta quindi "evidente l'esistenza di un rapporto confidenziale tra Refaei e il segnalato esponente dell'Isis".
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