Di Fazio e le violenze sessuali, la difesa: "Solo un episodio, per gli altri va assolto"

Gli avvocati dell'imprenditore: l'accusa regge solo per la studentessa 21enne, il reato va derubricato

Antonio Di Fazio

Antonio Di Fazio

Milano, 28 marzo 2022 - Di nuovo in aula in Tribunale a Milano. La difesa di Antonio Di Fazio, il manager processato a Milano con rito abbreviato per 6 casi di violenza sessuale, tra cui quello della ex moglie per il quale risponde anche di lesioni, stalking e maltrattamenti, ha chiesto per alcuni episodi l'assoluzione e per altri la derubricazione del reato.  Solo per lo stupro della studentessa 21enne i legali non hanno potuto far altro che chiedere al giudice di infliggere la pena più lieve possibile. 

Per gli avvocati Mauro Carelli e Giuseppina Cimmarusti, con le sue dichiarazioni fatte prima ai pm e confermate davanti al gup Anna Magelli, Di Fazio non avrebbe confessato gli abusi sessuali. Avrebbe solo ammesso di aver somministrato alle ragazze le benzodiazepine e di averle fotografate nude. E quando ha avuto dei rapporti sessuali con loro, questi sarebbero stati consenzienti.

Di conseguenza, per la ex moglie e per una ragazza i difensori hanno chiesto l'assoluzione, per un'altra giovane hanno prodotto documentazione per sostenere che lui e la donna cercavano un bimbo (per esempio un messaggio in cui lei scriveva "questa è la culla per nostra figlia"). Per la vicenda più grave, quella della studentessa di 21 anni, che circa un anno fa l'imprenditore avrebbe attirato nel suo appartamento con la scusa di uno stage e che poi avrebbe narcotizzato e abusato di lei, è stata proposta l'assoluzione dall'accusa di sequestro di persona, e comunque il trattamento sanzionatorio al minimo della pena. Inconfutabili, infatti,  le immagini trovate dai carabinieri sul suo pc e cellulare e i referti medici dopo la visita della ragazza alla clinica Mangiagalli. 

Per la procura, che alla scorsa udienza aveva chiesto una condanna a 9 anni di carcere, Di Fazio avrebbe invece messo in atto uno schema ben preciso: avrebbe prima creato una "zona comfort" per indebolire le vittime e legarle a sé da un rapporto sentimentale, poi avrebbe somministrato loro le benzodiazepine in dosi massicce e, infine, avrebbe "dato sfogo alle sue perversioni" fotografando le ragazze, in pratica incoscienti, in atteggiamenti "espliciti".

La sentenza del gup Anna Magelli è attesa per l'8 aprile,  dopo le eventuali repliche delle parti. Nel frattempo l’imprenditore, dopo aver lasciato San Vittore, continua il suo percorso di riabilitazione dall’abuso di alcol e di benzodiazepine in una clinica privata in cui si trova in regime di arresti domiciliari con il braccialetto elettronico.

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