Milano, violenza sessuale e tentato omicidio: il pm chiede 9 anni per il manager Di Fazio

Il manager, ora in una comunità psichiatrica, è accusato di aver abusato di sei donne narcotizzandole

Antonio Di Fazio

Antonio Di Fazio

Milano, 28 febbraio 2022 - La Procura di Milano ha chiesto 9 anni di carcere per Antonio Di Fazio, il manager arrestato lo scorso maggio e da qualche giorno in una comunità psichiatrica con il braccialetto elettronico, sotto processo con rito abbreviato per 6 casi di violenza sessuale, tra cui quello di una 21enne che avrebbe attirato nel suo appartamento, per narcotizzarla, abusare di lei e, infine, fotografarla. La proposta di condanna anche per l'accusa di tentato omicidio, è stata avanzata dal pm Alessia Menegazzo, titolare delle indagini con l'aggiunto Letizia Mannella, al gup Anna Magelli. La pena base è 13 anni e mezzo di reclusione.

Solo nei confronti della ex moglie Di Fazio sarebbe responsabile di 4 reati commessi nel periodo dal 2009 al 2017: violenza sessuale con uso di narcotici, tentato omicidio premeditato, maltrattamenti in famiglia e stalking. Tra il 2009 e il 2014 la donna presentò 13 denunce, per una serie di episodi gravissimi. Nella dolorosa audizione dell’ex moglie, al quarto piano del Palazzo di giustizia, la donna aveva confermato di essere stata sottoposta a maltrattamenti, di essere stata narcotizzata, di avere subito stalking e minacce, secondo il "modus operandi" già riferito dalle altre vittime.

.Davanti al gup Anna Magelli il manager ha ammesso gli abusi nei confronti della studentessa 21enne, adescata con la scusa di uno stage nella sua azienda farmaceutica. Il colloquio a casa sua, il caffè drogato, il malore della ragazza che lo ha accusato, facendo partire l’inchiesta il giorno dopo. E lo stesso, Di Fazio, ha fatto in precedenza in un interrogatorio reso ai pm, ai quali, ha confessato anche gli altri episodi. Per molto tempo Di Fazio ha avuto vita facile, anche nell’ottenere la sostanza con cui "drogava" le sue vittime, si serviva di medici compiacenti che emettevano certificati continuativi di benzodiazepine. In particolare li chiedeva per l’anziana madre, ma poi li usava con le vittime.  

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