Ansia, liti a casa e a scuola: il malessere dei giovani. Crescono le richieste di aiuto

I dati dello sportello AccogliMi: in un anno oltre seimila contatti. Chiedono aiuto soprattutto le madri. Più interventi nei Municipi 2 e 9. Otto famiglie su dieci non erano ancora seguite da uno psicologo

Ansia e malessere tra i giovani

Ansia e malessere tra i giovani

Conflitti con mamma e papà, problemi a scuola, ansia. Sono, nell’ordine, i principali motivi che quest’anno hanno spinto gli adolescenti - quasi sempre su impulso delle famiglie - a chiedere aiuto al servizio di orientamento psicologico del Comune. E c’è un fenomeno - quello del ritiro sociale - che continua a emergere e a far preoccupare. “AccogliMi“ è stato aperto un anno fa dal Comune di Milano per cercare di intercettare per tempo quel malessere diffuso tra i giovani che sembrava essere stato “amplificato“ anche dalla pandemia e che continua a restare all’ordine del giorno, anche dopo gli ultimi fatti di cronaca e gli appelli continui a potenziare gli strumenti di sostegno psicologico dei ragazzi.

A Milano - nella fascia tra i 14 e i 18 anni - si contano oggi circa 60mila ragazzi. Da maggio dell’anno scorso, AccogliMi (ad accesso gratuito) ha registrato 6.229 contatti e ha preso in carico, con percorsi individuali, 294 adolescenti; 960 quelli raggiunti con progetti di gruppo, anche in ottica preventiva. A chiedere aiuto sono soprattutto i genitori: nel 67% dei casi seguiti, infatti, sono stati loro, e soprattutto le madri, a chiamare. L’83% dei casi “agganciati“ proviene da famiglie italiane: otto su dieci non sono seguite da altri servizi o psicologi e - in un caso su tre - avevano interrotto un trattamento . Solo nel 16% dei casi sono gli adolescenti a fare il primo passo. Di questi, circa la metà dichiara di essere stato “indirizzato“ dalla scuola, che li ha spinti a partecipare al progetto. Il 10% delle segnalazioni arriva direttamente dagli insegnanti e da altre figure scolastiche. Sei degli utenti seguiti su dieci sono studentesse.

La maggior parte ha dai 16 anni in su (tranne in nove casi, con tre 14enni e sei 15enni che si sono rivolti direttamente al servizio). I ragazzi sembrano fare più fatica a gestire le relazioni scolastiche, mentre le ragazze sono più alle prese con i disturbi d’ansia. Dai dati emerge anche la “mappa“ delle richieste che arrivano ad AccogliMI: il numero più alto di domande e utenti arriva dai Municipi 2 e 9; le zone più rappresentate sono Padova-Turro-Crescenzago, Niguarda-Ca’ Granda-Prato Centenaro-Fulvio Testi, Gratosoglio-Missaglia-Terrazze, Barona, San Siro, Lodi-Corvetto e Gorla-Precotto. A seguire Stadera-Chiesa, Rossa-Torretta-Conca Fallata. Nel centro storico risultano meno bisogni “manifesti“ e meno utenti presi in carico. "Questi dati ci danno un importante riscontro sull’utilità di AccogliMi come primo punto di contatto e orientamento per le persone che per la prima volta si approcciano ai servizi di sostegno psicologico", il commento dell’assessore al Welfare Lamberto Bertolé. "AccogliMi, evidentemente, raccoglie un bisogno che non riesce a essere intercettato dal servizio sanitario regionale, per mancanza di informazione o di offerta adeguata.

Per troppi anni la salute mentale è stata considerata di serie B rispetto a quella fisica", continua Bertolé, chiedendo al sistema sanitario più investimenti sul tema e sinergie. Sotto la lente, in particolare, proprio la fascia 14-16 anni: "I giovani, che più hanno subito il peso della pandemia e delle sue restrizioni, saranno in questi anni la fascia più a rischio". Urge giocare d’anticipo. "Siamo abituati a servizi sanitari che aspettano che sia il malato a raggiungerli, ma per la salute mentale questo non basta - sottolinea l’assessore -. Occorre andare ad intercettare il disagio e le difficoltà anche nei casi di isolamento e nelle famiglie dove ancora esiste lo stigma e il tabù su questi temi. Prevenire e intercettare il loro disagio in maniera precoce sarà fondamentale per ridurne la cronicizzazione e le sue manifestazioni più estreme".

Al centro del progetto anche il coinvolgimento delle famiglie: sono stati 132 i genitori che quest’anno hanno partecipato a incontri di sensibilizzazione e supporto al ruolo genitoriale ed è stata fatta formazione specifica su adolescenti e famiglie a 216 tra psicologi ed educatori. Nei 294 casi seguiti con continuità, oltre all’adolescente sono stati presi in carico dagli operatori anche i familiari, a seconda delle necessità emerse. Nei 6.229 contatti registrati, dopo la prima chiamata telefonica sono seguiti colloqui, incontri o l’orientamento verso i servizi specialistici del territorio in caso di necessità. Il progetto prevede anche attività con educatori e di gruppo nelle scuole e nelle sedi territoriali degli enti del terzo settore. "Si conferma la difficoltà di gestione delle relazioni sia nel contesto scolastico sia al di fuori - spiegano da Palazzo Marino -. Il secondo motivo che spinge a contattare il progetto è anch’esso parte dell’ambito delle relazioni e fa riferimento alla conflittualità tra genitori e figli che rappresenta, in valore assoluto, la problematica maggiormente esplicitata dagli adolescenti e una delle due più riportate dai genitori". Che, insieme agli insegnanti, chiedono aiuto.

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