
Il designer milanese Andrea Castrignano
Milano, 1 luglio 2019 - «Milano negli ultimi anni è stata capace di dimostrare al mondo le nostre qualità. Sono stato recentemente a Boston e sono rimasto piacevolmente sorpreso nel sentire esaltare la bellezza della città. Chi in precedenza aveva mai affermato che è bella? Al più grigia!» Così sostiene il noto interior designer, Andrea Castrignano.
Ma perché ora è bella?
«È riuscita a raccontarsi in maniera vera e sincera, parlando di food, design o di fashion, che in assoluto ci ha fatto conoscere nel mondo. In passato Milano era solo business e lo straniero non la prendeva in considerazione tra le città italiane da visitare. Ora è diventata la meta per vedere come ruota la Penisola. New York non si identifica con gli Stati Uniti, Istanbul con la Turchia, così anche Milano non è l’Italia, ma può essere un esempio per il resto del Paese. E sono felice che negli ultimi cinque anni sia cresciuta in maniera internazionale».
Un ricordo legato alla città…
«Lo associo alla figura di mio padre. Ero un bambino curioso e con lui, che mi assecondava, mi recavo il sabato mattina a vedere i cartoni animati nell’attuale cinema Odeon, che oggi è un esempio di modernità. Rammento che visitavamo il cuore della città…»
Di che colore è Milano?
«Per assurdo è grigia. Ma io amo il grigio, simbolo di eleganza, uno di quei pochi colori che, associandolo a tutti gli altri, riesce ad assumere una sua identità. Non si può definire Milano triste, ma elegante».
I nuovi grattacieli l’hanno trasformata. Si proseguirà su questa strada?
«Dopo l’Expo ha avuto la fortuna di crescere e si sta distinguendo in maniera esponenziale. Oltre al food, che ci contraddistingue, sicuramente si possono notare elementi legati all’architettura. La burocrazia, inoltre, non ha rallentato la realizzazione di aree urbane avveniristiche, tecnologiche, che permettono di avvicinare la città a molte altre capitali europee, rendendo l’Italia sempre più all’avanguardia. Milano, inoltre, si distingue per lo skyline, il profilo del panorama delineato dalla parte più elevata degli edifici, cresciuti in verticale, in armonia con il contesto storico circostante».
E uno bello…
«Già negli anni ’60 la città aveva voglia di emergere con il Pirellone che, anche dopo l’incidente provocato da un piccolo aeroplano, grazie ad un ottimo restyling, è stato restituito come un altissimo esemplare di design».
Milano è davvero diventata un simbolo dell’architettura moderna?
«Specialmente con questo nuovo skyline è diventata più architettonica. I grandi maestri che hanno creduto nella città, Gio Ponti, Vico Magistretti, hanno fatto in modo di tracciare segni di architettura, che si è distinta sul territorio. Oggi anche architetti internazionali vogliono lasciare la loro impronta».
Nei prossimi decenni?
«Ospiterà nuove situazioni, come l’ultima realizzazione in uptown, nella zona Cascina Merlata, con investimenti importanti. Pertanto, c’è la voglia di trasferirsi in un paese all’interno della città, in una realtà molto attenta alla sostenibilità ed al verde. Entro il 2020 vi abiteranno circa 20.000 persone. Sono stato coinvolto nel progetto. Il 4 luglio andrà in onda un episodio di “Cambio Casa, Cambio Vita!”, dove si racconterà il primo appartamento, con un taglio sartoriale, di una nuova costruzione, costituita da un primo blocco di 280 appartamenti, a cui si aggiungeranno gli altri».
Milano nascosta?
«È rappresentata da corti che ospitano realtà, che al di fuori non si possono immaginare. Grazie alla design week, è possibile visitarle. I turisti, che oggi vengono a Milano, hanno voglia di scoprirla».