Milano, 28 ottobre 2024 – “Nel mondo della scienza e della tecnologia ci sono stelle, ancora isolate, di donne che lavorano nello Spazio e cominciano a diventare visibili. Non ci basta: dobbiamo trovare una costellazione”.
L’ultima missione di Amalia Ercoli Finzi e di Elvina Finzi parte da qui e dall’“astronave terra”. Amalia è la prima ingegnera aeronautica d’Italia: protagonista della Missione Rosetta, è consulente scientifica della Nasa, dell’Asi e dell’Esa e ancora al lavoro per arrivare su Marte. Elvina, ingegnera nucleare - doppia laurea con lode al Politecnico di Milano e dottorato - è cresciuta scrutando le stelle e oggi lavora per Luxottica.
L’avventura letteraria
Madre e figlia si sono messe alla ricerca di scienziate “spaziali“: è nata così la loro terza avventura letteraria, “Le ragazze della Luna“ (fresca di stampa per Mondadori) come pure l’evento “Andare sulla Luna? Un gioco da ragazze“, domani sera al Planetario di Milano. “C’è un’astronauta, con l’apostrofo, ma anche l’agronoma che studia le piante in microgravità, la giornalista scientifica, l’economista spaziale, l’astro-politica: abbiamo raccolto e raccontato storie di professioniste che orbitano attorno a questo mondo”, spiega Elvina.
“Un ambiente giudicato ancora troppo al maschile”, aggiunge Amalia, senza scordare vecchi tabù: “I primi cosmonauti pensavano addirittura che la donna nello Spazio portasse sfortuna. Oggi dimostriamo che, anche in un mondo così d’élite, pensato per uomini, le donne non solo trovano posto ma possono dare un contributo altissimo, superbo. Abbiamo quindi deciso di intervistarle e di dare a ciascuna lo spazio che merita”, sottolinea la Signora delle comete. Che quando ha cominciato gli studi era con altre quattro ragazze - in tutto il Politecnico - e che ha voluto dedicare questa spedizione letteraria anche “alle sorelle minori, alle maggiori, e a quelle che ci siamo scelte”.
Elvina
“Io ho quattro fratelli, ma nel mio viaggio personale e professionale mi sono scelta molte sorelle – racconta Elvina –. Abbiamo trovato storie davvero d’ispirazione e, visto che siamo contro ogni pregiudizio, anche al maschile, ci siamo fatte aiutare nella scrittura da mio marito, Tommaso Tirelli, che alla nostra scienza ha unito la poesia”.
C’è stato un unico ostacolo da superare: il tempo. “Come sempre mia mamma è difficile da acchiappare: è stata la parte più impegnativa di questa missione”, conferma Elvina, mentre Amalia Ercoli Finzi sorride con gli occhi: “Il tempo è poco, ho 87 anni e i pochi che ho davanti me li devo godere bene”.
“Per più di un anno abbiamo cercato i profili da raccontare e raccolto le interviste, curandole in modo maniacale perché siamo fatte così. Siamo riuscite a chiudere il cerchio questa estate, ma solo perché mia mamma si è rotta il femore: ho approfittato del fatto che fosse ferma ad agosto”, confessa Elvina, mentre la madre ingegnera studia già nuove tappe: “Nei diversi campi le donne devono brillare, quando hanno talento non possono sprecarlo: dei talenti saremo chiamati a rispondere. Ecco, io spero che anche negli altri mestieri si raccontino le loro storie, per dimostrare che non c’è differenza di capacità tra uomini e donne nello Spazio, come nel campo automobilistico o nell’idraulica”.
Di più: “Lo Spazio non è solo quello degli astronauti e delle stazioni spaziali o delle rampe di lancio: è interdisciplinare, mette insieme economia, politica, agricoltura, psicologia, le competenze di tutta l’umanità”. Unirle è l’unica via per arrivare su Marte, facendo prima tappa sulla Luna.
L’obiettivo
“La strada è tracciata – sottolinea la prima ingegnera aeronautica d’Italia –: l’obiettivo di arrivare su Marte con l’equipaggio è ancora lontano. Bisognerà mettere insieme le eccellenze di tutti i Paesi, nessuno escluso: lo Spazio ha un potere trainante. E bisognerà superare i conflitti, che stanno rovinando tutto e facendo perdere tempo prezioso”.
Guarda la Luna Amalia Ercoli Finzi: ogni 28 giorni la “tocca“ con un dito dalla sua finestra. “Per me è come una sorella grande, la sento vicina. Influenza molto la vita della Terra, ne stabilizza il moto: ci tiene più tranquilli. Ripartiamo da questo Rinascimento lunare: siamo così fortunate, sulla Luna ci si arriva in due giorni e mezzo al massimo, è a due passi. La stazione lunare ci permetterà di imparare a vivere lontano e apprezzare le grandi doti che ha il nostro Pianeta prima di fare un passo ancora più distante”. E chissà se lo farà proprio la nipotina Emma, che già si sogna astronauta.