Milano, bimba morta di stenti. Cos'ha fatto la madre nei 7 giorni dopo averla abbandonata

Gli investigatori stanno ricostruendo gli spostamenti di Alessia Pifferi, mamma di Diana, nel periodo in cui la piccola è rimasta da sola nella casa di via Parea

Alessia Pifferi in una foto pubblicata sui social

Alessia Pifferi in una foto pubblicata sui social

Una bimba di 16 mesi morta "di stenti", come confermato dal pm titolare del fasciolo d'indagine. Una madre fermata con l'accusa di averla abbandonata in casa per sette giorni, provocandone così il decesso, presumibilmente fra indicibili sofferenze. In questi giorni avrebbe incontrato persone e sbrigato commissioni, forse senza fare alcun riferimento alle sue scellerate azioni. Una vicenda che lascia senza parole, a guardare ammutoliti il baratro dell'orrore. E che cozza terribilmente con le fotografie - selfie sorridenti e scatti di relax quotdiano - pubblicate sui social da Alessia Pifferi, 37 anni, la donna ora in carcere con la terribile accusa di omicidio volontario pluriaggravato della figlia.

I sei giorni dell'orrore

Gli investigatori hanno iniziato a ricostruire il periodo in cui la piccola sarebbe rimasta sola in casa a partire dal racconto della madre, fermata dopo che dalle sue parole è emersa una serie di incongruenze che hanno portato ad accantonare la pista della tragedia imprevista. L'abitazione dove la bimba - Diana, questo il suo nome - è stata trovata morta si trova in via Parea, nella zona di via Mecenate, periferia est della città, verso l'autostrada per Bologna. Nel corso dell'interrogatorio la 37enne ha affermato di aver lasciato la figlia nel lettino giovedì scorso, il 14 luglio. Prima - parole sue - le avrebbe "cambiato il pannolino", l'avrebbe "pulita". Successivamente le avrebbe lasciato accanto un biberon con del latte. Incredibile solo pensare che la donna potesse essere convinta che un solo biberon potesse essere sufficiente a sfamare la piccola, a meno che non pensasse di rientrare a breve e, poi, per chissà quale motivo, abbia deciso invece di allontanarsi e non tornare più.

Uno scenario altamente improbabile, dato che - sempre a quanto filtra dall'interrogatorio - la donna avrebbe abbandonato Milano per raggiungere Leffe, paese in provincia di Bergamo, dove avrebbe incontrato il suo attuale compagno (che non è il padre della bimba). La donna nei sette giorni passati dall'abbandono al ritrovamento del corpicino, non sarebbe rimasta nella Bergamasca. Avrebbe fatto ritorno a Milano, sempre stando al suo racconto, per accompagnare il fidanzato che aveva alcuni appuntamenti di lavoro. Senza mai andare ad accertare le condizioni della figlia. Che, forse, sarebbe stata addormentata con dei sedativi, dato che nessuno l'ha sentita piangere. Al compagno - per coprire l'abbandono della figlioletta - avrebbe detto che la piccina si trovava al mare con la sorella. L'orrore sarebbe venuto alla luce ieri, mercoledì 20 luglio, quando Pifferi si è rivolta a una vicina di casa, chiedendo di chiamare i soccorsi, dopo aver trovato la bimba inerme nel lettino.

Precedenti e indagini

Non sarebbe la prima volta che la piccola viene abbandonata. La 37enne avrebbe lasciato la sua abitazione senza portare con sé la figlioletta in altre occasioni, specie nei fine settimana. Ora le indagini - nelle prossime ore il pm Francesco De Tommasi chiederà al gip la convalida del fermo e la conferma della custodia cautelare in carcere - continuano. Elementi ulteriori potranno arrivare dall'interrogatorio con il giudice, ma anche dalle eventuali testimonianze di conoscenti, familiari e del compagno. Gli inquirenti vogliono accertare se ci fosse qualcuno che sapeva del terribile segreto custodito dalla donna. O fosse a conoscenza di quelle che sembravano sue abitudini. E, infine, collocare gli ultimi tasselli per completare la ricostruzione dei sette giorni di assenza che hanno portato alla morte della piccola. 

 

 

 

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