ANNA GIORGI
Cronaca

Ergastolo per Alessia Pifferi: condannata la mamma di Diana, omicidio volontario aggravato (ma senza premeditazione)

Milano, la piccola abbandonata in casa per sei giorni morì di stenti a 18 mesi: emessa la sentenza in primo grado. Soddisfatte le richieste del pm

Questa mattina al Tribunale di Milano è andato in scena il processo ad Alessia Pifferi, la mamma accusata di aver lasciato morire di stenti Diana, la figlia di 18 mesi, lasciandola a casa da sola per sei giorni. L’accusa era omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai motivi abietti e futili e dalla relazione parentale con la vittima. Per queste ragioni il pm Francesco De Tommasi aveva chiesto l’ergastolo per la 38enne (“Pensava a divertirsi”). Oggi è arrivata la sentenza in primo grado di giudizio: la Corte d'Assise ha condannando la donna per omicidio volontrario pluriaggravato, riconoscendole soltanto un'attenuante: non le è stata riconosciuta la premeditazione, che le veniva contestata insieme a quelle dei futili motivi e dell'aver commesso il fatto nei confronti della figlia minorenne, ma sono state ammesse tutte le altre aggravanti. Alla lettura della sentenza, Alessia Pifferi è rimasta impassibile. Il giudice ha anche stabiliti due anni di sorveglianza speciale e 50mila euro di risarcimenti provvisionali alla nonna della piccola Diana e 20mila alla sorella. Entrambe le parenti si erano costituite come parte civile. 

La difesa di Pifferi

Inutile, dunque, la linea difensiva scelta dall’ avvocato difensore della 38enne, Alessia Pontenani, che aveva strutturato la sua arringa per sostenere che “Alessia Pifferi non ha mai voluto uccidere la figlia”, e che si sarebbe trattato piuttosto di un abbandono di minore. “Esiste un reato nel nostro codice, che è l'abbandono di minore. Ci siamo: è il nostro caso, è la morte di Diana. Alessia ha commesso il reato di abbandono più volte: la prima volta che è andata al supermercato senza la bambina, il primo weekend che è partita, quando ha fatto la cena in limousine, il secondo weekend. Questo è il reato per cui deve essere condannata Pifferi. La caratteristica di abbandono di minore è la speranza che non accada nulla: lei sperava in cuor suo, e credeva, che non sarebbe accaduto nulla alla bambina”.

Dopo aver ripercorso le varie tappe della vita di Pifferi ("ha subito abusi da piccola, è stata vittima di violenza assistita, non è andata a scuola, ha un deficit cognitivo, è vissuta senza avere un lavoro), l'avvocato ha sottolineato che la morte di Diana “è una tragedia e come tale va affrontata. Il pm ha detto che il suo lavoro era finito e che vi lasciava nelle mani Diana. Io faro di più, vi lascerò Alessia e Diana, perché è ora che entrambe queste persone sfortunate abbiano davvero giustizia”.

Dove sconterà la condanna Pifferi

Pifferi è rinchiusa da due anni nel carcere di San Vittore, dove ha raccontato di avere difficoltà legate alla vita quotidiano: "Non posso fare nulla, sono sempre chiusa in cella e questo mi sta facendo uscire di testa". E anche delle violenze psicologiche subite dalle altre detenute che al mattino le gridano: "Buongiorno assassina".