DISILVIO DANESE
Cronaca

Al Dal Verme gli “Sposi” di Bonnard

Il kolossal muto di un secolo fa proposto oggi in teatro con musica dal vivo per i 150 anni della sala

di Silvio Danese

Apre un quadro un po’ tremolante, da fotogrammi vetusti, ma ben restaurati (dalla Cineteca di Milano): "Soggetto tratto dall’immortale romanzo di Alessandro Manzoni, con Emilia Vidali, Domenico Serra". E cento anni dopo, era il 1922, noi sappiamo che la Lucia trepidante e involontariamente lasciva di Vidali nel kolossal muto di Mario Bonnard è stata vista un po’ in tutto il mondo dagli storici del cinema e della lettearatura italiana, e il Renzo un po’ attonito di Serra, col berretto dal pennacchio bianco, fu un riferimento per Nino Castelnuovo per il suo Tramaglino democristiano diretto da Sandro Bolchi nell’Italia dei due canali Rai. Cose dell’altro mondo, storia, costume e memoria, ma la proiezione del colossal di Bonnard, oggi, nel pomeriggio, al Dal Verme per i 150 anni del teatro, è veramente un incontro trasversale con il tempo: il rito del teatro, che fu di lirica e nel dopoguerra diventò sala cinematografica, le immagini anacronistiche, a volte rinascimentali, di Bonnard (il lago di Como in location al lago di Albano), i Promessi che ognuno sa evocare dalla pagina e dai film visti nei decenni, e la musica jazz fusion di Valter Sivilotti, dal vivo sotto lo schermo. Bonnard, che col nome di Mario Woller Buzzi era stato Renzo in una precedente trasposizione di Ridolfi (1913) fu però apprezzato dalla critica, e dal pubblico, per concisione e precisione drammatica, nonostante lo scarso rispetto scenografico, ma parliamo di uno sforzo produttivo enorme in un’epoca priva dei mezzi, oggi irrinunciabili. E se da un lato risultò insoddisfacente ai tempi la resa della peste, di incomparabile visionarietà nelle pagine manzoniane, fa testo in fondo una recensione del dicembre 1923: "Il pubblico, specie quello del cinema, s’infischia allegramente di epoche e costumi, caratteri e filosofia, letteratura e storia; vuol saziarsi la vista - se non il cuore, e tanto meno la mente - con visioni grandiose e commoventi, o comiche, a larghe tinte, ottenute con ricchezza di particolari, con sfarzo di mezzi. Ama il kolossal e, nei ‘Promessi sposi’ ne ha per la sua spesa".

Qualcosa ricorda tempi più recenti? Il successo internazionale del film di Bonnard consigliò, nel 1934, un’edizione sonora che, nonostante possiamo immaginare evidenti distonie tra doppiaggio e caricatura della recitazione muta, funzionò per diversi anni, dicono le cronache. Il restauro, molto impegnativo, un lavoro di nove mesi, è stato curato dalla Cineteca che conserva il negativo. Questa edizione digitale in 2k riproduce fedelmente i colori e le tonalità dell’epoca. Parte integrante del progetto in programma al Dal Verme è, va detto, la partitura musicale del film scritta da Sivilotti, arrangiata per cinque solisti dell’Accademia Musicale Naonis e Orchestra I Pomeriggi Musicali, che si esibiscono in una ‘prima’ ideata proprio per il Dal Verme: i solisti della Accademia Musicale Naonis, soprano Franca Drioli, pianoforte Lorenzo Cossi, organo Hammond Geremy Serravalle, batteria Luca Carrara, basso elettrico Alessandro Turchet, per un linguaggio misto che attinge anche alla contemporaneità e alla musica prog ed etnica.