
Record "storico" per la facoltà di Agraria della Statale di Milano, che l’anno scorso ha festeggiato 150 anni. Al primo anno della triennale la crescita è del 64,37%: erano 348 le matricole un anno fa, sono 572 già sui banchi di via Celoria. Il trasloco nel campus di Mind, dove molti di loro completeranno gli studi, non li ha frenati. A inquadrare la situazione è Gian Battista Bischetti, direttore del dipartimento di Scienze agrarie.
Come vi spiegate il boom di quest’anno?
"Abbiamo accorpato due corsi di laurea, ma l’incremento c’è anche rispetto alla somma dei due. Credo si debba anche alla revisione di tutta l’offerta nell’area agraria, fatta sulla base del nuovo quadro europeo dato dal Green Deal, che vede al centro anche la politica agricola comunitaria".
Come?
"Abbiamo pensato a una visione più ampia e a un contesto che ci accompagnerà per i prossimi 30 anni almeno e adeguato l’offerta sia triennale - con un nuovo corso di laurea in Agricoltura sostenibile - che magistrale, con due corsi di laurea in lingua inglese, più internazionali, uno sulla montagna e uno sull’utilizzo e la gestione delle risorse naturali. La risposta è stata molto positiva e secondo noi ha fatto da traino anche su un altro corso di laurea che non è stato toccato - Produzione e protezione delle piante e sistemi del verde - che ha avuto in incremento di almeno il 10%".
Qual era il quadro un anno fa?
"Il trend nazionale vedeva una riduzione delle lauree in agraria e una situazione paradossale: si aprivano contemporaneamente nuovi corsi in tutta Italia nonostante gli studenti fossero in continuo calo. Riuscire a invertire la tendenza dà una soddisfazione in più: siamo riusciti ad adeguare l’offerta sulla base delle nuove esigenze, a comunicarla bene agli studenti e siamo forti della nostra storia rispetto a iniziative più recenti. Il corpo docente è molto qualificato, non ci si inventa competenze in pochi anni. Altra particolarità: abbiamo delle aziende agrarie e le possibilità di fare pratica saranno ulteriormente potenziate".
In che modo?
"Ci sarà un centro nazionale dedicato alle agrotecnologie con i fondi del Pnrr, e siamo tra i fondatori col nostro ateneo. Stiamo riprogettando lauree professionali dopo il via libera del Ministero: una è incentrata sui sistemi digitali in agricoltura, per colmare una lacuna che, in questo ambito, c’è".
E il lavoro c’è?
"Sì, sono le statistiche a dirlo e le aziende con le quali stiamo stringendo rapporti più stretti".
C’è una riscoperta del settore tra i giovani?
"C’è stata fino a Expo, poi c’è stato un calo negli anni. Ma la sensazione è che tra i giovani ci sia non solo più attenzione nei confronti dell’agricoltura, ma la consapevolezza che il background agro-forestale sia utile a dare risposte alla società moderna. Non basta più la tecnica, bisogna coniugare sostenibilità economica e ambientale".
Si.Ba.