“Ho ricevuto un pugno in faccia da una paziente e un collega è stato morso a un dito”. Il racconto di un infermiere del pronto soccorso

Le aggressioni non sono una rarità: “ Le persone ‘agitate’ di solito sono malati psichici ma c’è anche chi si innervosisce per le attese”

Un pronto soccorso (Foto archivio)

Un pronto soccorso (Foto archivio)

Milano, 8 giugno 2023 – «Io ho ricevuto un pugno in faccia da una paziente con problemi psichiatrici. Un collega è stato morso a un dito. Un altro si è ritrovato con le costole fratturate. Purtroppo chi lavora in pronto soccorso deve sempre mettere in conto che le aggressioni non sono una rarità, anzi». Lo racconta F. F., infermiere di un ospedale dell’Asst Martesana.

Quando va al lavoro teme di essere aggredito?

«So che potrebbe capitare. Non ho paura ma cerco sempre di gestire al meglio la situazione: la prima cosa da fare è non perdere mai la calma. Le persone “agitate“ di solito sono malati psichiatrici o soggetti che hanno abusato di alcol o sostanze stupefacenti. Si cerca sempre di calmarli. Chi dopo le terapie torna in sé, quando svanisce l’effetto dell’alcol o della droga, talvolta si scusa. Ma c’è anche chi si innervosisce per le attese. E nella migliore delle ipotesi ci insulta. Nella peggiore, distrugge gli arredi o ci colpisce fisicamente».

Come rimediare?

«Io penso che prima di tutto bisognerebbe organizzare diversamente il servizio: troppa gente si presenta al pronto soccorso anche quando non è necessario o perché è senza medico di base, perché alcuni territori sono rimasti sguarniti. Di conseguenza c’è un iper afflusso, che unito alla carenza di personale genera ore di attesa. Che diventa snervante. E allora è all’ordine del giorno avere l’esagitato che tira pugni al muro, spacca vetri e tenta di entrare. O che se la prende con il personale».

E nel caso dei malati psichiatrici?

«C’è da lavorare. Nell’Asst Martesana ora abbiamo un solo reparto ospedaliero di psichiatria. Troppo poco, per un territorio vastissimo. Se capita un paziente tanto problematico deve essere guardato a vista e questo comporta togliere una risorsa da un’altra attività, con conseguente incremento dei tempi di attesa per gli altri pazienti».

Sarebbe utile un presidio di forze dell’ordine?

«Abbiamo la guardia notturna e le telecamere ma non sono un deterrente. Io ribadisco che occorrerebbe soprattutto modificare la gestione del servizio, aumentare il personale e i reparti di psichiatria».

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