
Martina Levato
Milano,11 dicembre 2015 - "Ho intrapreso un percorso di consapevolezza sui reati commessi e sul mio ruolo di donna". Lo ha dichiarato Martina Levato, parlando nel processo a carico di Alexander Boettcher, spiegando anche di essere "stanca e arrabbiata per il marchio della cosiddetta coppia diabolica". La ragazza, che per la prima volta ha parlato davanti ai giudici in un processo a porte aperte, ha spiegato che ha deciso di rispondere alle domande "dopo la requisitoria" nella quale il pm Marcello Musso ha chiesto per lei 20 anni di carcere per le altre aggressioni "perché mi sono resa conto che sono stati dati giudizi morali sulla mia persona e perché sono stanca di avere addosso il marchio di appartenere alla cosiddetta coppia diabolica".
La ragazza ha spiegato a più riprese: "Non rifarei tante cose che ho fatto anche nell’ambito del rapporto di coppia con Alexander". Boettcher, ha aggiunto, "ha delle responsabilità per lo stato emotivo in cui io ero caduta in quel periodo quando ho commesso i reati". E ancora: "Non ci siamo resi conto io e lui di avere dei problemi e io ho fatto delle cose che non rifarei mai come donna". "Oggi posso dire che il mio rapporto sbagliato con Alexander mi ha portato a commettere reati" - ha ancora affermato Martina, continuando comunque a scagionare il suo amante. "Ero innamorata - ha aggiunto - e tante cose e tanti errori non li vedevo e ho accettato cose che non accetterei più come donna".
"Vorrei - ha detto - che Alexander si prendesse le sue responsabilità, perché nel rapporto di coppia mi ha portato ad uno stato emotivo che mi ha spinto a commettere dei reati". Martina ha poi spiegato che il compagno "con i suoi comportamenti, il suo egoismo, mi ha portato in quello stato di caos mentale che mi ha fatto commettere dei reati. Il suo essere concentrato solo suo dolore - ha aggiunto - gli ha impedito di vedere anche me". E quando le è stato chiesto di spiegare di quale dolore si trattasse, la ex studentessa bocconiana ha sottolineato che Alexander provava "dolore per il fatto di aver scoperto i tradimenti" della ragazza e "di essere stato tradito da una persona dalla quale non se lo aspettava".
LE AGGRESSIONI CON L'ACIDO - Ancora una volta, durante la sua testimonianza Martina Levato ha tentato di scagionare l’amante Alexander Boettcher. L’aggressione con l’acido del 15 novembre 2014 contro il fotografo Giuliano Carparelli “è stata una mia iniziativa personale, presa in accordo con Magnani. Alex non c’entra”. Martina ha precisato che la sostanza gettata contro il fotografo non era acido, “ma liquido sgorgante”. Il punto, ha ribadito, è che “volevo risolvere una situazione del passato, esperienze con ragazzi che mi avevano fatto male”.
TESTE: "ALEX MI COINVOLSE IN SESSO A TRE" - "Mi coinvolse in rapporti sessuali a tre con lui e Martina Levato e impose delle regole". Lo ha affermato Elena Agostoni, 28 anni, a proposito di Alexander Boettcher con cui ebbe una breve relazione nel corso della nuova udienza che vede il broker accusato, insieme alla fidanzata, di una serie di aggressioni con l'acido. La 28enne ha parlato in aula come testimone di quello che accadde durante una vacanza in Grecia nell’agosto del 2014. La testimone, che ha ripercorso quanto aveva già messo a verbale nel corso delle indagini, ha spiegato davanti ai giudici di Milano che stanno processando Boettcher, che "Alex faceva discorsi strani, che mi facevano paura. Parlava di acido e in generale di vendetta e mi disse che Martina doveva andare in carcere per un lungo periodo, perché doveva fare qualcosa di importante per lui".
"Era il 22 agosto, giorno del compleanno di Martina. Così Alex mi chiese di andare a dormire tutti insieme con lei, perchè non voleva lasciarla da sola. Accettai con una condizione: che Alex non avesse rapporti sessuali con Martina. Prima ci fu un rapporto tra me e Alex, mentre Martina guardava. Poi è nato un rapporto a tre, con Alex che aveva rapporti classici solo con me, mentre con Martina ci sono stati atti di altro tipo - ha raccontato -. C’erano, insomma, regole non scritte: Alex poteva fare ciò che voleva con noi, mentre tra me e Martina non potevano esserci baci. Potevo solo toccarla”.
“Conobbi Alex - ha proseguito la testimone - una sera di luglio in discoteca. Iniziammo a uscire come una coppia normale. Ci siamo frequentati per qualche settimana, poi lui partì in vacanza per la Grecia insieme a Martina. Mi chiese di raggiungerlo”. La ragazza ha anche raccontato di aver assistito a una telefonata tra Alex e Martina quando quest’ultima si trovava in vacanza con i suo genitori prima della partenza per la Grecia: “Alex mi disse che Martina era una sua ex e che non voleva più stare con lei perchè lo aveva tradito. Precisò che lei voleva uccidersi perché era ancora innamorata di lui”. Durante la telefonata “Alex disse a Martina: ‘Fatti salvare’. Poi chiamò al telefono il padre di Martina sollecitandolo a sfondare la porta del bagno per salvare la vita di sua figlia. Ricordo che usò frasi aggressive e parolacce".
NO AGLI ATTI SULLA PROCEDURA ADOZIONE - In mattinata i giudici dell’undicesima sezione penale di Milano hanno respinto la richiesta della Procura di fare entrare nel processo alcuni atti del procedimento del Tribunale per i minorenni sulla adottabilità del bimbo partorito da Martina Levato lo scorso agosto. Il Collegio ha spiegato, infatti, che le relazioni dei servizi sociali acquisite dai giudici minorili non sono rilevanti e non attengono alle vicende trattate nel processo a carico di Boettcher. I giudici all’inizio dell’udienza hanno acconsentito l’acquisizione di documentazione medica su Stefano Savi, il giovane che venne sfigurato il 2 novembre del 2014.