MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Affori, residenti contro l’ecomostro di via Salis

Futura sede del Corpo forestale, i lavori sono fermi dal 2012. La beffa delle strisce blu: "Occupate da transenne e blocchi di plastica"

di Marianna Vazzana

"Buffoni, liberate la strada". "Ditecelo che ci prendete per il c...". Messaggi eloquenti lasciati con pennarello nero sui cartelli del cantiere fantasma di via Ulisse Salis 4, ad Affori, dove da 8 anni i cittadini convivono con lo scheletro dell’edificio destinato a ospitare la nuova sede del Comando regionale e del coordinamento provinciale, con alloggi di servizio, del Corpo forestale dei carabinieri. Un’opera a cura del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Provveditorato interregionale alle opere pubbliche Lombardia-Emilia Romagna), per la quale il Governo nel 2016 aveva stanziato 4,6 milioni di euro destinati a completare i lavori, partiti nel 2009 e interrotti 3 anni dopo per mancanza di fondi. Ora svetta ancora l’edificio incompiuto, di tre piani con finestre senza vetri, diventato anche meta di bivacchi in passato.

"I lavori si sono bloccati, la ripartenza è stata annunciata a più riprese ma non vediamo neanche un operaio", sottolineano gli abitanti dei palazzi attorno, una zona signorile a pochi passi dalla fermata della metropolitana Affori centro. Ad alimentare la rabbia non c’è solo l’ecomostro circondato da un terreno pieno di sterpaglie e rifiuti, ma anche la situazione del perimetro attorno, che dovrebbe essere sede di un cantiere per la realizzazione della recinzione: "Mai partito", protestano ancora i residenti, esasperati perché transenne e cordone con blocchi di plastica impediscono di utilizzare le strisce blu per i parcheggi. "Un disagio che si aggiunge a tutti gli altri", si lamentano. E qualcuno ha pensato di imbrattare i cartelli, spinto dall’esasperazione. Come uscire dall’impasse? Ricordiamo la storia di questo luogo, un’area di circa 3mila metri quadri sequestrata alla criminalità organizzata nel 1993 e la cui confisca definitiva è stata decretata nel 1997. Via Salis 4 emerge, insieme ad altri punti-imbosco di stupefacenti, nell’Operazione Duomo connection che nel 1990 portò all’arresto di 20 persone tra cui Antonino Carollo, figlio del boss di Cosa Nostra Gaetano. Dopo la confisca, il bene è stato trasferito dall’Agenzia per i beni confiscati al Demanio dello Stato, che nel 2007 lo ha assegnato al Corpo forestale, poi assorbito nell’Arma dei carabinieri. "Noi ci sentiamo presi in giro – commenta Paolo Turconi, residente –. Protestiamo per le pessime condizioni igieniche, per la mancanza di sicurezza (chi ci dice che il posto non sia tuttora occupato da sbandati?) e per il disagio di non poter utilizzare i parcheggi attorno. Quanto dovremo aspettare ancora?".

Dal Ministero, per ora, nessuna risposta. Il presidente del Municipio 9 Giuseppe Lardieri ha chiesto lumi: "Mi è stato assicurato che il cantiere per la recinzione partirà a breve. Quanto all’edificio, ci sono state lungaggini burocratiche che sembra si stiano risolvendo. Ma i 4,6 milioni stanziati sono ancora a disposizione per l’opera? I cittadini sono stanchi di aspettare".