
Addio al sogno del posto fisso "Puntiamo alla partita Iva"
Posto fisso addio, meglio una libera professione in grado però di conciliare il lavoro con la famiglia e il tempo libero. Il 57% dei giovani si immagina un futuro da imprenditore o libero professionista, contro un 28% che vorrebbe un lavoro da dipendente.
Questo è il quadro che emerge dalla Ricerca “Giovani e lavoro” realizzata dal Centro Studi di Assolombarda ed Eumetra. L’indagine, svolta a maggio su un campione di 1000 ragazzi tra i 18 e i 26 anni delle province di Milano, Monza e Brianza, Pavia e Lodi, mostra quali siano le aspettative dei giovani verso il mondo del lavoro, quale sia la percezione, da parte delle giovani generazioni, delle opportunità professionali. La ricerca evidenzia anche quanto la pandemia, la crisi climatica, lo smart working, la transizione digitale ed energetica, la guerra alle porte dell’Europa abbiano impattato e impattino ancora oggi sulle scelte dei giovani. I settori dove i giovani preferirebbero lavorare sono vari: la consulenza è scelta dal 17% del campione, seguita subito dopo dall’ambito sanitarioassistenziale (12%), dal settore finanziario e assicurativo (12%) e dal commercio (12%), mentre il manifatturiero è indicato soltanto dal 5% dei giovani.
Il sentimento di proattività che emerge dai risultati si affianca alla centralità delle relazioni. Infatti, il contributo della famiglia e degli affetti è ritenuto il più importante da ben il 72% dei rispondenti. I giovani cercano flessibilità oraria (55% degli intervistati), seguita dalla possibilità di avere tempo libero per attività extra (49%) e, come terza
preferenza, dalla possibilità di fare smart working (35%). Svolgere mansioni poco faticose o poco stressanti è, invece, una priorità solo per il 16% del campione in analisi, a indicare che il fattore maggiormente ricercato non è la “facilità” nel lavoro, ma la possibilità di gestire il proprio tempo.
Un quadro sconfortante emerge dalle riposte alle domande sulla percezione del “sistema Italia“. Il 62% degli intervistati ritiene che l’Italia offra limitate (43%) o addirittura scarse (19%) opportunità di lavoro; solo il 27% pensa che queste siano sufficienti. A questa visione si contrappone la percezione della città di Milano, dove vorrebbe lavorare il 41% dei giovani. "La ricerca dimostra che per andare incontro alle esigenze e alle aspettative delle nuove generazioni occorre adottare un nuovo approccio, attraverso il quale possano sentirsi protagonisti - spiega il presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Assolombarda, Federico Chiarini -. Dallo studio emerge un dato significativo: i giovani ci sono ma si trovano, oggi, a fare i conti con una grande epoca di cambiamento. Vivono, del resto, un contesto sociopolitico senza precedenti".
A.G.