
Cassina de’ Pecchi (Milano) – Nico Acampora è “Cittadino d’Europa 2023”. Ieri, a Roma, la consegna del premio del Parlamento di Bruxelles al papà di PizzAut. Campione di integrazione "per il suo impegno per i più fragili", e così i ragazzi speciali e la loro causa si ritrovano proiettati nel cuore del continente. "In Italia ci sono 600mila persone aut, in Europa, 6 milioni – ha ricordato il fondatore delle pizzerie di Cassina e Monza – purtroppo dimenticate dalle istituzioni". La cerimonia è il segno di un’inversione di tendenza, la prova che la questione posta con forza dall’avventura dei ristoranti nati fra l’hinterland e la Brianza e gestiti per intero dai giovani speciali sono la palla di neve diventata valanga. L’obiettivo "è togliere centinaia di migliaia di ragazzi e le loro famiglie dall’invisibilità". Ed è proprio ai genitori che Acampora, davanti a tutti, ha dedicato il riconoscimento.
"È un premio che voglio condividere con le mamme e i papà che lottano tutti i giorni per i diritti dei propri figli, con quei genitori che perdono il lavoro per seguirli o che si indebitano per pagare le terapie negate dal sistema sanitario e che malgrado tutto questo sorridono sempre ai loro ragazzi e alla vita". Al centro di tutto, l’inclusione e adesso il "modello PizzAut" ha ottenuto un’altra importante patente internazionale.
Il 7 novembre la brigata partirà proprio alla volta del Parlamento Ue per la consegna bis e Acampora spera che "con me verranno anche cuochi e camerieri. Sono loro il centro, il motore che ha reso possibile tutto questo. Racconteremo insieme quel che ho detto oggi, qui: si può costruire un’Europa dei diritti anche per i più vulnerabili, un’Europa del lavoro dove il futuro delle persone autistiche sia la dignità e non la chiusura in casa o in istituto". Proprio per evitarne "il parcheggio senza speranza", Acampora nel 2017 cominciò la raccolta fondi che in sei anni si è trasformata in due locali, il secondo, a Monza, inaugurato ad aprile dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e ora le richieste per aprirne altri arrivano da tutto il Paese e da tutto il mondo: Canada, Stati Uniti e Australia compresi, "manca solo l’Africa", dice il fondatore rientrato dalla capitale in tempo per servire la pizza ai clienti.
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