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Cultura e Spettacoli

Billy Costacurta e l’arte della difesa: “La mia vita sull’altalena e le lezioni di mio padre”

“Ho avuto alti e bassi, un giorno magari racconterò tutto in un libro”: intanto il mito milanista salirà sul palco del festival letterario di Mantova

Billy Costacurta

Billy Costacurta

Mantova – Che ci fa un’icona del pallone al Festivaletteratura? Alessandro Billy Coscacurta, nato a Jurago con Ossago 59 anni fa, da quaranta a scrivere la storia del calcio italiano e in particolare del Milan, domani sera si prende la scena della kermesse mantovana. L’ex calciatore, che è stato anche allenatore e dirigente sportivo e che oggi è un brillante commentatore televisivo, sarà ospite di piazza Castello, la “cattedrale” del festival, per una chiacchierata col giornalista sportivo Federico Buffa sul tema “L’arte della difesa”, un argomento perfetto per uno che è stato tra i più forti difensori del mondo.

Le giro la domanda, che ci fa al Festivaletteratura? Vuole scrivere un libro? Qualche suo collega l’ha fatto.

“No, non per ora almeno – risponde Costacurta – sono a Mantova perché in passato ho allenato la squadra (nel campionato 2008-2009, ndr) e perché conosco e apprezzo questa manifestazione: negli ultimi dieci anni non sono mai mancato”.

Costacurta ha un palmarès eccezionale: ha vinto 5 Coppe dei Campioni, sette scudetti tutti col Milan, un Mondiale per club, in nazionale ha partecipato a due campionati del mondo, negli Usa e in Francia. E anche la sua carriera quasi del tutto legata a club rossonero, è da manuale. In realtà un libro ci starebbe tutto, vista la sua esperienza sportiva e umana, non le pare?

“In effetti ho avuto una vita molto ricca di esperienze esaltanti, anche di alti e bassi ovviamente, di cose belle e brutte, come è normale. Quindi sì, in futuro potrei raccontarla e forse servirebbe a qualcuno conoscerla”.

Per esempio la sua fedeltà alla maglia è quasi leggendaria e oggi non va molto di moda…

“Credo che crescere e restare nella stessa società sia un caso abbastanza singolare. Ma a me è successo così”.

Torniamo al Festivaletteratura: lei è abituato a comunicare in tv e quindi non avrà difficoltà a confrontarsi con la platea del festival. Però forse sarà un’emozione anche questa, certo incomparabilmente diversa da quella di giocare davanti a 80mila persone a San Siro. Cosa si aspetta?

“Me lo sono chiesto e credo che troverò un pubblico attrezzato, culturalmente di buon livello, al quale sono orgoglioso di potermi rivolgere. Sarà una platea diversa e per questo emozionante. Certo, mi aspetto qualcosa di molto diverso dalle sensazioni in uno stadio. Soprattutto quando lo stadio è il tuo stadio, come è stato per me. Devo dire che le prime volte, quando ero agli esordi, l’ansia vinceva su tutto. Poi però si è trasformata in un’emozione bellissima, incomparabile, che rivivo ancora con grande piacere”.

Verrà a Mantova con la famiglia? (Costacurta è sposato con la conduttrice televisiva Martina colombari e ha un figlio adolescente, ndr).

“Penso che verrò da solo. L’ho detto a mio figlio ma si sa come sono i ragazzi: ti dicono di sì, poi di no. Vedremo all’ultimo momento...”.

A proposito di ragazzi e sport giovanile, sui giornali c’è la storia di un padre di 40 anni che su un campo di calcetto prende e a botte e manda all’ospedale il portiere della squadra, 13 anni, poco più che un bambino. Inevitabile chiederle un commento.

“Su certi episodi si resta senza parole, sono incommentabili. Ma va detto anche che non sono la normalità: sono assolutamente inaccettabili, vanno combattuti ma va detto che la violenza nello sport c’era anche in passato, forse anche di più. Racconto questa mia esperienza: mio padre non veniva che rarissimamente a vedere le mie partite proprio perché non tollerava anche il solo accenno alla violenza. Una volta, ero un ragazzino, negli anni Settanta andammo a vedere una partita di basket, era Varese contro il Maccabi Tel Aviv, ci furono svastiche esibite, cori vergognosi e da allora mio padre smise di portarci in uno stadio o qualsiasi impianto sportivo. Con questo non voglio affatto giustificare quello che accade oggi. Fa impressione pensare a un adulto che mette le mani su un ragazzino. Dobbiamo dirlo e farlo capire con tutte le forze: quell’uomo deve vergognarsi (Costacurta lo dice due volte, ndr) per quello che ha fatto”.

Lei ha accennato alla sua infanzia e alla famiglia, che peso hanno avuto su di lei?

“Posso dire che mio padre è stato fondamentale, anche la sua scomparsa ha determinato una parte della mia vita”. 

Billy (il soprannome si deve al fatto che era tifoso di una squadra meneghina di pallacanestro, sponsorizzata da una nota bibita) il resto della storia, se vorrà, la racconterà a Mantova.