FRANCESCA BELLOLA
Cultura e Spettacoli

Raul Montanari tra libri e scacchi: "La narrativa è dissenso dal mondo. Ragazzi, leggete: vi capirete meglio"

Una delle più belle penne di genere noir, gli esordi a Milano e il suo “L’amore non è un arrocco“ "Cominciai da pubblicitario, ho inseguito il sogno di scrivere con pochi soldi in tasca: non ho rimpianti".

Una delle più belle penne di genere noir, gli esordi a Milano e il suo “L’amore non è un arrocco“ "Cominciai da pubblicitario, ho inseguito il sogno di scrivere con pochi soldi in tasca: non ho rimpianti".

Una delle più belle penne di genere noir, gli esordi a Milano e il suo “L’amore non è un arrocco“ "Cominciai da pubblicitario, ho inseguito il sogno di scrivere con pochi soldi in tasca: non ho rimpianti".

"Leggere è un enorme atto di amore per se stessi, ed è anche un grande godimento. I ragazzi sono sempre alla ricerca di chiavi per interpretare il mondo, che possono trovare nei libri". Così descrive i giovani Raul Montanari, una delle più belle penne di genere noir - ma non solo - del panorama italiano. Lo scrittore e drammaturgo, nato a Bergamo nel 1959, e residente sin dall’infanzia a Milano, ha pubblicato una trentina di libri, tra gli ultimi: “La vita finora” nel 2018 (Premio Provincia in Giallo 2019), “La seconda porta” nel 2019, “Il vizio della solitudine” nel 2021 (Premio Città di Como 2022), nel 2023 “Il disegno magico” oltre a saggi, poesie e testi teatrali. La sua ultima opera: “L’amore non è un arrocco” è dedicata agli scacchi, sua grande passione.

Trasferitosi a Milano inizia a lavorare come pubblicitario... "A metà anni ’80 entrare in una grande agenzia a Milano era il massimo. Durò poco, ma non rimpiango un minuto di quell’esperienza. Lasciai per inseguire il mio sogno di scrittore, con pochi soldi in tasca, un pugno di racconti in mano e nessuna conoscenza nel mondo editoriale".

Raul, pensa che per scrivere una buona storia bisogna essere tormentati? "Bella domanda! Diciamo che aiuta. La narrativa è un ottimo mezzo per esprimere un dissenso dal mondo. C’è un detto: “o si scrive o si vive”, nel senso che quando ti trovi bene nella vita la spinta a indagarla col racconto è meno forte".

Prima di raggiungere la notorietà, ha mai avvertito un senso di inadeguatezza? "Lo sento ancora adesso. Credo di avere costruito qualcosa di bello con i miei libri, ma se lo confronto con ciò che hanno creato i giganti della letteratura mi sento piccolo".

Nei suoi noir racconta molti esempi di situazioni in cui la giustizia non coincide con la legge. Quanto prende spunto dalla realtà? "La narrativa si basa sempre sulla realtà, perfino quando immagina galassie lontane o eventi inverosimili. La contraddizione fra giustizia e legge è nella cronaca di ogni giorno".

Nel suo ultimo libro “L’amore non è un arrocco”, le relazioni tra la lettura e il gioco degli scacchi sono tante... "Immaginiamo una festa: all’improvviso tutti si mettono a leggere o a giocare a scacchi. È chiaro che la festa finisce lì! La lettura è un’attività apparentemente asociale. Eppure, quando chiudi il libro e torni a incontrare il mondo, rispetto a chi non legge, hai un’infinità di strumenti in più per capire te stesso e gli altri".

Vi sono molte analogie anche con l’amore non solo personale ma universale... "Premetto che anche chi non sa niente di scacchi può gustare questo libro e divertirsi. Sono partito dal gioco, dalle sue regole e dalle sue leggi profonde, per suggerire dei punti di vista originali sulla vita di tutti. La sorpresa è stata scoprire che questi spunti riguardavano abbastanza poco la razionalità, mentre dicevano cose importanti sulle emozioni e sui sentimenti".

Cosa ci insegnano gli scacchi sulla sconfitta? "Le vittorie non vengono mai analizzate con attenzione, ne siamo contenti e andiamo avanti come prima. Invece la sconfitta è il motore del cambiamento che ci spinge a esplorare a fondo i nostri errori e a capire cosa ci dicono di noi stessi".

Dirige a Milano una scuola di scrittura creativa fra le più quotate. La sua principale collaboratrice è la sua ex compagna. Scelta anomala... "Per quel ruolo (correggere i compiti narrativi e seguire i progetti di romanzo degli allievi destinati agli editori) ho bisogno di una persona di enorme talento e che mi ispiri la più completa fiducia. Valeria è insostituibile. Non a caso è anche la prima lettrice dei miei libri, e se mi dice: "Taglia questo capitolo, elimina quel personaggio” non discuto: corro subito a prendere le forbici".