MARIO BORRA
Economia

Lavoro nel Lodigiano: cala chi è senza mansione, ma anche gli ‘occupabili’

I dati contenuti nel rapporto 2024 dell’Osservatorio sul Mercato. Determinante sugli indicatori negativi il crollo della componente femminile

Il report 2024 dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Lodi sarà pubblicato in forma integrale nei prossimi giorni sul sito internet dell’ente

Il report 2024 dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Lodi sarà pubblicato in forma integrale nei prossimi giorni sul sito internet dell’ente

Lodi – È diminuito il tasso di disoccupazione nel Lodigiano, passato dal 4,1% al 2,6% secondo quanto contenuto nel report 2024 dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Lodi, ma contestualmente è calata anche la percentuale di occupazione. Un trend con due fattori che apparentemente sono diversi e contrari e che dipingono in chiaroscuro la situazione relativamente al mondo del lavoro e del suo impatto sulla popolazione. L’Osservatorio garantisce, sulla base di fonti Istat, un’analisi che poi serve a pianificare e monitorare le dinamiche che interessano il mercato del lavoro. Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, il calo percentuale del Lodigiano è stato una delle cinque migliori performance fra tutte le Province italiane.

Relativamente invece al tasso di occupazione, nel 2024 l’indicatore espressione del rapporto tra il numero degli occupati e la popolazione in età lavorativa è arrivato ad attestarsi al 65,8%, in calo di 1,5 punti rispetto al 2023.

A trascinare verso il basso il trend, sono soprattutto le donne visto che il calo, l’anno scorso, è stato vistoso: 4,5%, solo in parte contenuta da una crescita della componente maschile (più 1,4%). Per quanto riguarda invece il tasso di attività, cioè il rapporto tra la forza lavoro e la popolazione attiva, quest’ultimo è calato di 2,7 punti, passando dal 70,2% al 67,5%: anche in questo caso la diminuzione si concentra principalmente sulla componente femminile, il cui tasso passa dal 62,2% al 57% (meno 5,2 punti), mentre quello maschile resta sostanzialmente stabile (77,7% rispetto al 77,8% del 2023). È la forza lavoro ad aver registrato una discesa rispetto al 2023 di quasi il 3%, partendo da 105mila fino ad arrivare a 102mila unità con una riduzione in termini assoluti di 3mila unità che si è concentrata interamente sulla componente femminile (passata così da 45mila a 42mila).

In questo caso, una componente di una certa rilevanza di questo dato preoccupante potrebbe essere quella dei giovani “neet”, vale a dire persone di età compresa tra 15 e 29 anni che non lavorano, non studiano né dedicano il loro tempo alla formazione.